
Nuovi dettagli emergono sul modo in cui sono state prese le decisioni più drastiche durante la prima ondata della pandemia Covid-19. Antonello Maruotti, professore ordinario di statistica presso l’Università Lumsa di Roma, durante la sua audizione presso la commissione parlamentare d’inchiesta, ha rivelato altri importanti novità. Novità che di certo non faranno felici i cittadini. Uno dei problemi principali evidenziati dal professor Maruotti riguarda il calcolo del tasso di positività. “Dipendeva dal tipo di tampone utilizzato: antigenici e molecolari fornivano risultati molto diversi, ma venivano trattati indistintamente”, ha spiegato innanzitutto. Questa confusione ha condizionato la narrazione della pandemia, giustificando chiusure e restrizioni senza una base dunque solida. Un altro punto critico è stato l’uso del parametro Rt (indice di contagiosità), adottato per determinare il livello di rischio nelle regioni italiane e applicare il sistema a colori. Ebbene, secondo Maruotti, l’indice Rt era sbagliato. In che senso?
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Secondo l’esperto l’indice Rt era sbagliato perché ricavato da un modello statistico obsoleto, sviluppato inizialmente per monitorare il virus Ebola. “Non c’erano algoritmi specifici per il Covid-19, eppure il governo si è affidato ciecamente a questo indice”, ha sottolineato. Come spiega Patrizia Floder Reitter che su La Verità ha dato conto dell’audizione di Maruotti, l’Rt, calcolato su appena 90 coppie di dati in Lombardia a febbraio 2020, non è mai stato aggiornato successivamente. Nonostante ciò, è stato utilizzato per mesi per determinare le restrizioni su tutto il territorio nazionale, senza considerare le strategie di testing regionali. “Non c’era alcuna differenza epidemiologica tra una regione gialla e una arancione, ma le chiusure venivano decise comunque”, ha ribadito Maruotti. La mancanza di un coordinamento nazionale nella gestione dei dati ha portato a interpretazioni errate. Ogni gruppo di ricerca aveva una propria stima di Rt, senza un punto di riferimento univoco. La comunicazione istituzionale risultava quindi frammentata e priva di rigore scientifico.

Un esempio eclatante di comunicazione errata, spiega Floder Reitter, riguarda la variante inglese del virus SARS-CoV-2. Si affermava che fosse particolarmente diffusa in Molise e quasi assente in Valle d’Aosta, ma questa conclusione derivava da dati incompleti. “In Molise il virus era stato sequenziato in un unico laboratorio su un cluster familiare di 15 persone, mentre in Valle d’Aosta si parlava di zero casi sulla base di un solo campione analizzato”, ha spiegato Maruotti. Anche le previsioni sui contagi si sono rivelate spesso errate. A luglio 2021, un membro del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) aveva previsto 30.000 casi giornalieri per agosto, ma il numero effettivo non ha mai superato i 10.000. “Su quali dati si basavano queste previsioni?”, si chiede il professore. La conclusione è che la Cabina di regia istituita dal Ministero della Salute, allora guidato da Roberto Speranza, ha fondato molte delle sue decisioni restrittive esclusivamente sull’indice Rt. Questo parametro ha determinato la possibilità di spostarsi, riunirsi in famiglia, andare a scuola in presenza, lavorare e persino mantenere aperte le attività commerciali. In sostanza, ha deciso le sorti del Paese.