
Durante un’intervista alla NHK, emittente di Stato giapponese, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affrontato il tema dell’invio di soldati italiani in Ucraina, dichiarando che “non siamo ancora a questo punto”. Secondo il capo dello Stato, parlare di soluzioni definitive è prematuro, poiché non sono ancora iniziati veri negoziati di pace.
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Il dibattito sulle truppe di peace-keeping
L’ipotesi di un contingente di peace-keeping è già al centro del dibattito politico italiano e rappresenta un tema delicato per Giorgia Meloni, che resta cauta sulla possibilità di un coinvolgimento diretto. Mattarella, invece, ribadisce la necessità di costruire prima “una pace giusta e duratura basata sulle norme della Carta dell’Onu, accettata da entrambe le parti”.
No a una pace imposta da Trump e Putin
Il Quirinale esclude categoricamente un accordo privato tra Donald Trump e Vladimir Putin, che porterebbe a un mondo diviso in “sfere di influenza”, come durante la guerra fredda. Per Mattarella, la pace non deve essere fondata sulla “prepotenza delle armi”, ma sul rispetto del diritto internazionale.

Il monito contro il rischio escalation
Il presidente italiano è fermo nel condannare l’invasione russa, definendola “un’aggressione che ha violato ogni regola di convivenza tra i Paesi”. Per questo, ribadisce il sostegno all’Ucraina, avvertendo che cedere alla forza potrebbe aprire la strada a nuovi conflitti, con il rischio di una guerra “di proporzioni inimmaginabili”.
Mattarella ha infine ricordato come negli anni ‘90 la Russia avesse garantito l’integrità territoriale dell’Ucraina, in cambio della consegna di 5.000 testate nucleari ex sovietiche. Un impegno violato, secondo il capo dello Stato, che rafforza la necessità di costruire una vera difesa europea, per garantire la sicurezza del continente.