
L’Amministrazione Trump ha deciso di sospendere contratti e sovvenzioni per un valore di 400 milioni di dollari alla Columbia University, accusandola di non proteggere adeguatamente gli studenti ebrei e di non rispettare le leggi federali contro la discriminazione. La segretaria all’Istruzione, Linda McMahon, ha dichiarato che “le università devono aderire a tutte le normative federali sull’antidiscriminazione per poter ricevere finanziamenti federali”, aggiungendo che la Columbia avrebbe mancato di adempiere a tale obbligo nei confronti degli studenti ebrei.
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Il provvedimento è legato alle proteste pro–Gaza che lo scorso anno hanno animato il campus dell’università, una delle più prestigiose al mondo. Queste manifestazioni, che hanno visto cortei e occupazioni in numerosi college e università negli Stati Uniti, sono state interpretate come una forma di antisemitismo. Un portavoce della Columbia ha comunicato che l’università sta esaminando le misure in risposta alla decisione e si è dichiarata pronta a collaborare con il governo federale per riottenere i finanziamenti. Inoltre, ha ribadito l’impegno della scuola nella lotta contro l’antisemitismo e nella protezione della sicurezza degli studenti e del personale.
In un altro sviluppo, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, come anticipato dal segretario di Stato Marco Rubio, ha revocato il visto a uno studente straniero coinvolto nelle proteste pro-Gaza della primavera scorsa. Lo studente, identificato come legato ai “disordini pro-Hamas”, sarà espulso dal Paese dalle autorità per l’immigrazione e le dogane, ha confermato un portavoce del Dipartimento di Stato. Il nome e l’affiliazione universitaria dello studente non sono stati divulgati.