Vai al contenuto

Migranti, nuovo regolamento Ue: basi per deportazione in Paesi terzi

Pubblicato: 11/03/2025 17:32

L’Unione Europea sta valutando l’introduzione di una normativa che permetta il trasferimento forzato di persone in situazione irregolare verso Paesi terzi, sulla base di accordi bilaterali o intese a livello comunitario. La Commissione Europea ha presentato una proposta di regolamento che stabilisce questa possibilità per coloro che hanno ricevuto un ordine di rimpatrio definitivo, anche se la destinazione non corrisponde al Paese d’origine.

Secondo quanto precisato dall’esecutivo comunitario, gli accordi dovranno rispettare gli standard internazionali sui diritti umani e il principio di non respingimento. I minori non accompagnati e le famiglie con bambini non saranno soggetti a questa misura, mentre l’intero processo sarà sottoposto a monitoraggio. Durante una conferenza stampa a Strasburgo, il commissario agli Affari Interni e Migrazione, Magnus Brunner, ha chiarito che questa proposta si distingue dal cosiddetto “modello Ruanda”, il piano britannico per il trasferimento di migranti irregolari nel Paese africano, mai realmente attuato. Ha inoltre specificato che il protocollo tra Italia e Albania riguarda i richiedenti asilo, mentre gli hub per i rimpatri delineati dalla Commissione sono pensati per coloro a cui è stata già negata la protezione.

Un sistema comune per i 27 Stati membri

Attualmente, ogni Stato dell’UE gestisce autonomamente le procedure di rimpatrio, ma l’inefficacia del sistema ha spinto la Commissione a proporre una regolamentazione uniforme. La nuova normativa prevede un ordine di rimpatrio europeo, che dovrà essere riconosciuto da tutti gli Stati membri, evitando la necessità di avviare nuove procedure per eseguire decisioni già adottate in altri Paesi dell’Unione.

Entro il luglio 2027, la Commissione verificherà l’efficacia del sistema e valuterà la necessità di rendere obbligatorio il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio. Saranno inoltre introdotte norme per agevolare il rimpatrio volontario, ma in caso di mancata collaborazione, fuga verso un altro Stato membro, superamento del termine previsto o rischio per la sicurezza, il rimpatrio forzato diventerà obbligatorio.

Garanzie e misure restrittive

La Commissione assicura che il processo di rimpatrio rispetterà i diritti umani e prevede tutele specifiche, tra cui il diritto di ricorso, supporto per le persone vulnerabili e misure di protezione per minori e famiglie. Tuttavia, verranno rafforzate le regole per contrastare gli abusi e la fuga, con strumenti come obblighi di segnalazione, garanzie finanziarie e residenza obbligatoria in luoghi designati dalle autorità.

Le nuove norme stabiliscono condizioni più stringenti per la detenzione, che potrà arrivare fino a 24 mesi, superando il limite attuale di 18 mesi. Inoltre, il ricorso automatico con effetto sospensivo non sarà più garantito, salvo in situazioni legate al principio di non respingimento.

Misure specifiche per la sicurezza

Il regolamento introduce disposizioni per coloro che rappresentano una minaccia alla sicurezza, con verifiche preventive obbligatorie e misure severe in caso di individuazione del rischio. Tra queste, il rimpatrio forzato obbligatorio, periodi più lunghi di interdizione all’ingresso e regimi detentivi specifici. In alcuni casi, la detenzione potrà essere prorogata oltre i 24 mesi su decisione di un giudice.

Un’altra novità è la riammissione nel processo di rimpatrio: per garantire che l’espulsione sia effettiva, il regolamento prevede una procedura comune per la richiesta di riammissione e il trasferimento di dati ai Paesi terzi coinvolti.

Prossimi passi

Ora la proposta dovrà essere discussa dal Parlamento Europeo e dal Consiglio, con la Commissione impegnata a sostenere i negoziati. Sarà pubblicato anche un documento di lavoro con le analisi alla base della proposta. Il regolamento si inserisce nel quadro del Patto sulla migrazione e l’asilo, che entrerà in vigore a metà del 2026 e punta ad accelerare l’esame delle richieste di asilo. La Commissione sottolinea che per far funzionare il sistema, i rimpatri devono diventare la norma e non l’eccezione, come accade attualmente.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Ultimo Aggiornamento: 11/03/2025 17:36

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure