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Ramy Elgaml, la perizia che scagiona i carabinieri: “L’inseguimento è stato corretto”

Pubblicato: 12/03/2025 17:11
Ramy perizia scagiona carabinieri

La perizia cinematica sul decesso di Ramy Elgaml, il 19enne morto il 24 novembre durante un inseguimento dei carabinieri nel centro di Milano, ha stabilito che la “concausa determinante” della tragedia è stata la presenza di un palo semaforico, che ha interrotto la caduta del giovane.
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L’analisi, firmata dall’ingegnere Domenico Romaniello, ha escluso qualsiasi speronamento volontario da parte della pattuglia dell’Arma, sottolineando che il carabiniere alla guida ha avuto un comportamento corretto, frenando nei tempi adeguati. Secondo la relazione, l’urto tra la gazzella e lo scooter non si è verificato alla fine dell’inseguimento, ma in precedenza ed è stato laterale.

La responsabilità dell’incidente e le indagini

Le indagini individuano una responsabilità diretta nel comportamento di Fares Bouzidi, l’amico di Ramy che guidava il motorino. Il giovane è indagato per omicidio stradale, così come il carabiniere alla guida della pattuglia che precedeva i due ragazzi.

Secondo la perizia, Bouzidi ha agito con sprezzo del pericolo, determinando le modalità dell’inseguimento e assumendosi il rischio delle conseguenze, sia per sé che per il passeggero. L’analisi dei video delle telecamere comunali ha inoltre smentito la tesi di un urto iniziale tra la Giulietta dei carabinieri e il motorino.

Lo scooter avrebbe perso aderenza tra viale Ripamonti e via Quaranta, nel tentativo di svoltare a sinistra. La macchina dei carabinieri, molto vicina alla moto, avrebbe comunque frenato per evitare un impatto più grave.

Due filoni d’inchiesta con ipotesi contrastanti

L’inchiesta si sviluppa su due filoni distinti. Il primo, principale, ipotizza il reato di omicidio stradale per il carabiniere e per Bouzidi, considerato corresponsabile della tragedia. Il secondo filone riguarda invece un’accusa di lesioni stradali nei confronti del militare che guidava la gazzella inseguitrice.

Bouzidi, interrogato dal gip, ha dichiarato che l’auto dei carabinieri li avrebbe spinti da dietro, facendogli perdere il controllo del motorino. Questa versione, che supporta la tesi dello speronamento, resta ancora da dimostrare, mentre le conclusioni della perizia sembrano smentire questa ricostruzione. Il caso resta aperto e le indagini proseguono per stabilire con esattezza le responsabilità nella dinamica dell’incidente.

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