
Ali Heider, fratello di Saman Abbas, ha dichiarato di aver “parlato per la giustizia” durante la sua testimonianza nel processo d’appello per l’omicidio della sorella. Il giovane, che all’epoca del delitto aveva 16 anni, ha affermato che la fossa in cui è stata sepolta Saman sarebbe stata scavata dallo zio Danish Hasnain e dai cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq.
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Le dichiarazioni in aula
Rispondendo alle domande del pg Silvia Marzocchi, Ali Heider ha spiegato di aver visto quella buca “sui giornali”. Quando il presidente della Corte d’Assise e d’Appello di Bologna, Pasquale Domenico Stigliano, gli ha chiesto come facesse a sapere chi l’avesse scavata, il giovane ha raccontato di essere andato con lo zio Danish davanti al negozio di Bartoli, il titolare dell’azienda agricola dove lavorava la famiglia di Saman. Lì erano presenti anche i cugini, ma lo zio lo aveva rimandato a casa, dicendogli che dovevano “andare a pulire i tubi”, un lavoro extra chiesto dalla moglie del titolare.
“Ho deciso di parlare”
Ali Heider ha spiegato di aver inizialmente taciuto per paura, ma poi ha scelto di collaborare con la giustizia: “Prima ero traumatizzato e non avevo manco le forze di parlare, avevo paura, ma poi ho deciso”. Ha quindi raccontato tutto ciò che sa sulla notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021, quando Saman è scomparsa dalla casa di Novellara, in provincia di Reggio Emilia.
“Tutti mi dicevano di non parlare”
Il giovane ha poi rivelato le pressioni ricevute dalla famiglia: “Mio papà mi diceva di non parlare dei cugini, mi diceva ‘almeno quelli che si sono salvati lasciali fuori'”. Anche altri parenti gli avrebbero fatto la stessa richiesta, compresi i suoi genitori e lo zio.
“Mi dicevano che mia sorella era in paradiso”
Dopo la scomparsa di Saman, Ali Heider avrebbe chiesto più volte a zio e cugini dove si trovasse la sorella, ma ogni volta veniva invitato a “stare zitto”. In un’occasione, gli avrebbero detto: “Non te lo possiamo dire, ma non ti preoccupare perché dov’è ora sta bene, è in paradiso”.
Le condanne in primo grado
Il processo d’appello riguarda il padre e la madre di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, condannati all’ergastolo in primo grado, e lo zio Danish Hasnain, che ha ricevuto una pena di 14 anni.