
Dopo le recenti divisioni emerse a Strasburgo, il Partito Democratico si prepara ad affrontare il delicato passaggio parlamentare sulle mozioni relative al prossimo Consiglio Europeo, previsto per il 20 e 21 marzo a Bruxelles. Il 18 marzo al Senato e il 19 alla Camera, la presidente del Consiglio esporrà le sue comunicazioni in vista del vertice, e sarà in quell’occasione che la segretaria del partito metterà alla prova la tenuta della propria linea politica.
«La difesa comune per noi è una cosa ben diversa dal riarmo dei singoli 27 Stati membri, e non deve penalizzare gli investimenti sul sociale e sulla coesione territoriale», ha ribadito la segretaria dem, cercando di rassicurare i parlamentari più critici sulla questione del riarmo europeo.
Lavori in corso sulle mozioni parlamentari
Gli uffici del partito stanno ancora lavorando alla stesura della mozione, con l’obiettivo di raggiungere un testo il più condiviso possibile ed evitare nuove fratture interne. Si punta su un confronto approfondito nei gruppi parlamentari, con una bozza da limare nei prossimi giorni, in vista della riunione congiunta che dovrebbe tenersi martedì. Sul fronte del dialogo con le altre opposizioni, lo schema potrebbe ricalcare quello già visto sulle mozioni per l’invio di aiuti militari all’Ucraina: ogni gruppo voterà la propria, ma non si esclude che il PD possa sostenere una risoluzione di un altro partito di opposizione o viceversa.
Il rischio di spaccature e le tensioni con i riformisti
Secondo alcuni esponenti dem, la maggioranza potrebbe tentare di attrarre i parlamentari riformisti del PD con una risoluzione dai toni fortemente europeisti e favorevole al piano di riarmo comune. Tuttavia, viene fatto notare, un testo troppo schierato in questa direzione potrebbe creare problemi anche nel centrodestra, dove le sensibilità sul tema non sono univoche.
Piero Fassino ha espresso perplessità sulla scelta dell’astensione a Strasburgo: «È incomprensibile. Il posizionamento internazionale di un partito ne definisce identità, profilo e credibilità». Di parere opposto Gianni Cuperlo: «La nostra posizione è stata coerente con la linea indicata dalla segretaria e approvata senza voti contrari. Dieci parlamentari hanno espresso un’opinione diversa, ma non la condivido».
Il dibattito interno e le ipotesi di congresso
Da quando Luigi Zanda ha evocato l’ipotesi di un congresso, il tema non è più un tabù, anche se in pochi credono a questa possibilità. Un congresso straordinario, infatti, favorirebbe la segretaria, che ha già dimostrato di saper mobilitare il consenso nei territori. All’ultimo congresso, Schlein partì in svantaggio tra gli iscritti ma vinse nettamente alle primarie aperte, e i dati sui nuovi tesseramenti sembrano confermare una crescita della sua base di sostegno.
Una sfida alla leadership?
«Chi potrebbe sfidare Schlein in un confronto interno?», si chiedono in ambienti dem. Una competizione tra la segretaria e un esponente di lungo corso del partito la vedrebbe probabilmente vincitrice. L’alternativa sarebbe una figura della minoranza riformista, e alcuni guardano all’attivismo recente di Pina Picierno, in prima linea sulle questioni europee e sul riarmo. Tuttavia, dai riformisti respingono con forza l’idea di un confronto congressuale per sfidare la segretaria.
Più probabile, invece, un chiarimento attraverso altre strade. Andrea Orlando ha proposto un congresso tematico per discutere i temi più sensibili senza una conta interna. Altri ipotizzano un referendum tra gli iscritti su questioni chiave come Europa, guerra e alleanze. La convinzione della maggioranza è che nei territori il consenso verso la segretaria sia più solido di quanto i suoi critici immaginino.