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Sofia Stefani, vigilessa uccisa: “Con Gualandi contratto di sottomissione sessuale, lui il padrone”

Pubblicato: 17/03/2025 11:35

“C’era un contratto scritto tra il carnefice e la vittima, dove lui nel contesto di una relazione sessuale si definiva il ‘padrone’.” Con queste parole la procuratrice aggiunta Lucia Russo ha introdotto il processo contro Giampiero Gualandi, ex comandante della polizia municipale, accusato dell’omicidio volontario di Sofia Stefani, avvenuto il 16 maggio dello scorso anno, 2024.
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L’udienza di oggi si è aperta con la presentazione dei temi centrali dell’accusa. Secondo la procuratrice, la relazione tra Gualandi e Stefani aveva aspetti “degradanti”, con l’uomo che era consapevole della vulnerabilità della giovane, da tempo in cura per disturbi della personalità.

Il contratto di sottomissione
Secondo l’accusa, il 18 maggio 2023 sarebbe stato firmato un “contratto di sottomissione sessuale” in cui Gualandi si autodefiniva “padrone, colui che tutto può sulla sua schiava”. Nel testo si legge: “Io signore e padrone mi impegno a dominare l’anima della mia sottomessa”. La difesa, tuttavia, sostiene che il documento non abbia valore legale e sia stato ispirato a testi di fantasia come il celebre romanzo “50 sfumature di grigio”.

La relazione scoperta dalla moglie
Secondo l’accusa, la relazione sarebbe stata scoperta casualmente dalla moglie di Gualandi ad aprile 2023. Di fronte alla scoperta, l’uomo avrebbe mentito, sostenendo di aver chiuso il rapporto per dedicarsi alla famiglia. Tuttavia, dopo una breve pausa, il legame con Stefani sarebbe ripreso con le stesse modalità.

Nei giorni precedenti il delitto, Gualandi avrebbe inviato messaggi alla giovane, mentre contemporaneamente scriveva alla moglie lamentandosi di essere perseguitato da Sofia. La vittima, intanto, aveva iniziato a raccogliere prove – tra cui messaggi, foto e video a sfondo pornografico – per mostrarli alla moglie dell’imputato.

Le testimonianze
Durante l’udienza odierna, sono stati sentiti gli investigatori intervenuti sulla scena del crimine. Nei prossimi giorni parleranno i familiari della vittima, ex fidanzati e colleghi della municipale, tra cui la comandante di Anzola. Centrali saranno anche le perizie medico-legali e balistiche.

Scontro tra accusa e difesa
L’imputato, difeso dall’avvocato Claudio Benenati, sostiene che il colpo sia partito accidentalmente durante una colluttazione. La difesa evidenzia che sulla pistola non vi siano tracce di Sofia, ma che il suo DNA sia stato rilevato sulla mano dell’accusato e su alcuni oggetti trovati a terra.

L’accusa, invece, ritiene che Gualandi abbia prelevato l’arma per uccidere volontariamente la vittima, simulando successivamente una lotta. Gli inquirenti escludono che lo sparo possa essere stato accidentale.

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Ultimo Aggiornamento: 19/03/2025 13:08

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