
Durante l’ultima udienza relativa al caso dell’omicidio di Sharon Verzeni, avvenuto a Terno d’Isola nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024, Moussa Sangare, il trentenne inizialmente reo confesso del delitto, ha cambiato completamente versione, dichiarandosi innocente. La sua dichiarazione è avvenuta mentre il tribunale stava procedendo alla nomina di un perito incaricato di valutare la sua capacità di intendere e di volere al momento del crimine e di stabilire se sia in grado di affrontare il processo.
Al termine dell’udienza, Sangare ha dichiarato: “Non è vero, non sono stato io”. La sua affermazione ha colto di sorpresa tutti i presenti, inclusa la famiglia della vittima, che continua a confidare nel percorso della giustizia, pur sentendosi profondamente ferita dalle nuove dichiarazioni. La famiglia di Sharon, già segnata dal tragico evento, vive ora un’ulteriore sofferenza di fronte alla ritrattazione dell’uomo che aveva inizialmente confessato il delitto.
La nuova versione fornita da Sangare in aula ha ulteriormente confuso il quadro della vicenda. L’uomo ha sostenuto di non essere il responsabile del delitto e ha cercato di giustificare alcuni elementi a suo sfavore: “Non ci sono prove per dire che ho commesso il fatto. Il coltello lo avevo nascosto in riva all’Adda perché mi serviva quando andavo lì a fare il barbecue. L’assassino? Questa persona mi ha visto. I vestiti li ho buttati nel fiume perché avevo paura che mi individuasse, per questo mi sono anche tagliato i capelli e la barba”. Secondo quanto riportato, Sangare avrebbe inoltre sottolineato l’assenza di un video che lo riprenda nell’atto dell’omicidio, sostenendo che la sua fuga in bicicletta, documentata dalle telecamere, sarebbe stata troppo rapida per poter aver commesso il crimine nel breve intervallo di tempo tra le riprese.
Sangare, italiano di origine africana, aveva inizialmente ammesso il delitto subito dopo l’arresto, ma ha ora richiesto il rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica. Il suo legale cerca di dimostrare un possibile stato di alterazione mentale al momento dei fatti, mentre l’avvocato della famiglia Verzeni, Luigi Scudieri, vede nella ritrattazione un ulteriore segno della lucidità dell’uomo, capace di elaborare una nuova strategia difensiva.
La reazione del padre di Sharon, presente in aula, è stata di profondo turbamento. “È una famiglia che sta soffrendo e sentire queste cose la fa ancora più soffrire”, ha dichiarato Scudieri, aggiungendo che la mossa di Sangare potrebbe essere una tattica per sfuggire a una condanna severa, rischiando di aggiungere ulteriore dolore a chi cerca giustizia per una perdita così dolorosa.