
Per rilanciare l’industria della difesa europea servono fondi e garanzie. La proposta di Ursula von der Leyen di attingere ai risparmi privati dei cittadini sta facendo preoccupare, e non poco, gli italiani. Il piano “Rearm Europe” della presidente della Commissione, infatti, prevede che le garanzie arrivino dagli Stati e dalla Commissione, mentre i finanziamenti provengano dal settore privato, ovvero dai risparmi dei cittadini. Si punta a mobilitare circa 10.000 miliardi di euro attualmente fermi sui conti correnti. In questa partita l’Italia gioca un ruolo chiave poiché detiene il 18% della somma totale che Bruxelles intende mobilitare. Come noto, infatti, il nostro è un Paese dove per cultura e tradizione si cerca sempre di risparmiare, di mettere da parte qualcosa da lasciare ai propri figli o da avere per qualsiasi evenienza o emergenza. Von der Leyen, però, vuole utilizzare questi fondi per rafforzare il comparto della difesa e per supportare la Germania nella riconversione dell’industria automobilistica, colpita dalle normative sulla transizione ecologica.
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Secondo il “Rearm Europe” della Commissione, “l’Unione del risparmio e degli investimenti si baserà sul completamento dell’Unione dei mercati dei capitali e sui progressi nell’Unione bancaria”. In altre parole, come spiega Claudio Antonelli su LaVerità, si mira a dirottare i risparmi dei cittadini europei verso investimenti considerati strategici dall’UE, con la promessa di rendimenti più elevati e maggiori opportunità di finanziamento. L’idea che Bruxelles possa decidere come e dove investire il denaro dei cittadini solleva numerose preoccupazioni, in particolare per quanto riguarda la libertà individuale e la gestione trasparente delle risorse. Antonelli ricorda un emblematico esempio passato, cioè il piano comune di acquisto dei vaccini, gestito in modo disastroso proprio da von der Leyen. Uno degli aspetti più preoccupanti è l’ipotesi che l’UE possa introdurre una tassazione progressiva sui conti correnti per incentivare i cittadini a investire nei fondi comuni europei con finanziare le industrie tedesche e francesi che producono armi.

Se così fosse, gli italiani si troverebbero costretti a destinare i propri risparmi a investimenti decisi dalla Commissione, con il rischio di subire una riduzione del loro potere d’acquisto a causa dell’inflazione e delle nuove imposte. L’industria della difesa è cruciale per la crescita economica e l’occupazione, ma l’approccio dell’UE solleva dubbi sulla distribuzione delle risorse del Rearm Europe. I finanziamenti congiunti potrebbero favorire alcuni Paesi, come Francia e Germania, a scapito di altri, come l’Italia. Come sempre. L’intervento diretto di Bruxelles rischia dunque ancora una volta di penalizzare i cittadini, sottraendo loro risorse senza offrire garanzie reali di rendimento.