
Il caso Orlandi si arricchisce di un nuovo, clamoroso capitolo. Nicola Cavaliere, il super-poliziotto che indagò sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, ha rivelato dettagli inediti durante la sua audizione davanti alla commissione parlamentare. “Quel giorno, il famoso telefonista detto l’Americano ci sfuggì per un soffio”, ha dichiarato Cavaliere. “Indossava un impermeabile e un borsalino”.
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La mancata cattura dell’Americano

La mancata cattura del telefonista, colui che nel luglio 1983 chiamò più volte in Vaticano per dettare le condizioni del rilascio di Emanuela, è uno dei passaggi più oscuri della vicenda. Grazie a un sistema di ascolto, la polizia individuò la cabina da cui partì la chiamata. “Una moto e una macchina civetta si precipitarono sul posto”, ha raccontato Cavaliere, “e videro un uomo con un impermeabile e un borsalino che girava l’angolo del palazzo”. L’uomo riuscì a fuggire. “Non lo acciuffammo per un soffio”, ha ammesso Cavaliere.
Il ruolo di Pierluigi e Mario
L’audizione di Cavaliere si è concentrata anche sul ruolo di “Pierluigi” e “Mario”, i due telefonisti che si fecero vivi con gli Orlandi nei primi giorni dopo la scomparsa di Emanuela. Secondo Cavaliere, i due agirono per prendere tempo e tranquillizzare la famiglia. “Furono i più sottili e i più bravi a depistare”, ha dichiarato il super-poliziotto.
L’avvocato Egidio e la pista del Lussemburgo
Un altro passaggio delicato riguarda l’operato dell’avvocato Gennaro Egidio, che rappresentò sia la famiglia Orlandi che la famiglia Gregori. Cavaliere ha riferito di essere stato nel suo ufficio e di non aver condiviso la pista del Lussemburgo, alimentata da una fonte fiduciaria dello stesso avvocato. “Non ci credevo”, ha ammesso Cavaliere.
Marco Accetti in “plenaria”
Infine, è stato deciso che Marco Accetti, il fotografo che si è autoaccusato di essere uno dei telefonisti, sarà sentito in seduta plenaria dalla commissione parlamentare. La decisione sarebbe legata alla sua presunta coinvolgimento nel delitto di Katy Skerl.