
Santeramo in Colle (Bari) – Paolo Silletti, 34 anni, si è tolto la vita nell’aprile scorso, dopo mesi di sofferenze psicologiche dovute ai maltrattamenti subiti dalla moglie, la trentenne egiziana Noura Morsy. La donna, secondo l’accusa, avrebbe usato la loro figlia, nata nel febbraio 2021, come strumento di ricatto. Ora rischia il rinvio a giudizio per maltrattamenti aggravati dalla morte.
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Un amore nato in Egitto
Paolo e Noura si conobbero a Sharm el-Sheik, dove lui lavorava come animatore turistico e lei viveva con la famiglia. Dopo il trasferimento della donna in Italia, la coppia si sposò al Cairo nel 2019 e due anni dopo nacque la loro figlia. Da quel momento, secondo la Procura di Bari, sarebbero iniziati i problemi.
Pretese economiche e minacce
La donna avrebbe chiesto una casa più grande e manifestato insofferenza per la vita a Santeramo, esprimendo il desiderio di trasferirsi a Bari o in un’altra città. Nell’estate 2021, portò la figlia in Egitto per tre mesi, minacciando di non tornare se il marito non le avesse inviato denaro. Nonostante Paolo le avesse mandato 30mila euro per una casa a Sharm el-Sheik, la donna continuò a chiedere soldi per cure mediche e una scuola americana per la figlia, dal costo di 5mila euro all’anno. Le minacce continuarono: senza altri soldi, lei non sarebbe tornata in Italia.
L’ultimo periodo e il tragico epilogo
Rientrata in Italia, la situazione migliorò solo temporaneamente. La donna riprese a pretendere una casa migliore e ulteriori spese. Poco prima del suicidio di Paolo, lo costrinse a dormire dai genitori. L’uomo aveva già presentato una denuncia per maltrattamenti, dando il via alle indagini dei carabinieri. Inizialmente indagata per istigazione al suicidio, la moglie ora rischia un processo per maltrattamenti aggravati dalla morte.