
Nuovo scontro in Senato sul Manifesto di Ventotene, dopo le polemiche scoppiate ieri alla Camera. A riaccendere il dibattito sono state le parole della premier Giorgia Meloni, che aveva duramente criticato alcuni passaggi del documento considerato tra i testi fondanti dell’Unione Europea.
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Scontro in aula tra Lega e opposizione
Ad aprire il confronto è stata l’opposizione, con la presidente dei senatori di Italia Viva, Raffaella Paita, che ha definito “un fatto grave per la democrazia” la discussione avvenuta a Montecitorio. Le sue parole hanno innescato la reazione del senatore della Lega, Claudio Borghi, che tra le proteste in aula ha definito il Manifesto “un testo tra i più orribilmente antidemocratici”. A sostenerlo anche il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan. La presidente di turno, Licia Ronzulli, è intervenuta per riportare l’ordine, ammonendo i senatori: “Non siamo allo stadio”.

Le parole di Meloni e le proteste in aula
Le tensioni si erano già accese ieri alla Camera, prima della partenza della premier per Bruxelles. Durante il suo intervento, Meloni aveva duramente criticato alcuni passaggi del Manifesto, dichiarando: “Non è la mia Europa”.
L’aula si è infiammata quando la premier ha letto alcuni estratti del documento scritto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. In particolare, ha sottolineato frasi come: “La rivoluzione europea per rispondere alle nostre esigenze dovrà essere socialista”, e “la proprietà privata deve essere abolita”.
Le proteste del Partito Democratico hanno portato la presidenza della Camera a sospendere la seduta due volte. “Anche in quest’aula il Manifesto di Ventotene è stato citato da molti, ma mi chiedo se lo abbiano davvero letto”, ha ironizzato Meloni, ribadendo la sua posizione e chiudendo il suo intervento con la citazione di un passaggio sulla “dittatura del partito”. Il dibattito resta acceso e il Manifesto di Ventotene continua a dividere la politica italiana.