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Bimba deve andare in casa famiglia ma si oppone: con lei anche i condomini

Pubblicato: 25/03/2025 17:48

Roma, quartiere Monteverde, pochi giorni fa. Una scena straziante scuote un intero condominio: Giulia, nome di fantasia, 5 anni, urla, piange, si nasconde sotto il tavolo e chiede dello scotch per legarsi alla sedia. Non vuole andare via. Non vuole essere separata dalla mamma.

Gli operatori incaricati di eseguire il decreto del tribunale dei minori, che prevede il collocamento della bambina in una casa famiglia, si trovano di fronte a una resistenza emotiva impossibile da ignorare. Le urla attirano l’attenzione dei vicini, che si schierano compatti in difesa della bambina e della madre. Alla fine, l’allontanamento coatto viene rinviato.

Il caso è esploso anche in Parlamento, dove la deputata del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari ha presentato un’interrogazione urgente al ministro della Giustizia Carlo Nordio. «Come si può pensare che un atto di tale violenza sia nel supremo interesse del minore?», domanda Ascari. Il caso, prosegue la parlamentare, solleva «gravi criticità nelle procedure di esecuzione dei provvedimenti di allontanamento dei minori, che dovrebbero avvenire con modalità capaci di evitare traumi psicologici e violare la dignità dei bambini coinvolti».

Il padre della piccola è attualmente sotto processo per maltrattamenti in famiglia. Tuttavia, una consulente psicologa nominata dal giudice sostiene che la madre avrebbe trasmesso alla figlia un “rifiuto genitoriale”, causando così un trauma dissociativo. La stessa psicologa ha minimizzato le dichiarazioni della bambina, che aveva raccontato episodi di percosse e aveva disegnato il padre mentre le lega le mani, definendo quei racconti come frutto di suggestione e del conflitto genitoriale.

Questa valutazione ha portato alla decisione del tribunale per i minorenni, che ha disposto l’inserimento della bambina in casa famiglia, ritenendo inadeguato l’attuale ambiente domestico, almeno temporaneamente.

Tuttavia, la drammaticità della reazione della bambina, la mobilitazione del vicinato e la crescente attenzione politica spingono ora a ripensare l’intervento. Al centro del dibattito c’è anche il delicato tema del diritto alla bigenitorialità, che – sottolinea Ascari – «non può essere perseguito a ogni costo, soprattutto quando comporta conseguenze traumatiche per i minori».

Intanto, la mamma di Giulia è intervenuta in una conferenza stampa alla Camera, chiedendo che venga tutelato il legame con la figlia e che non si ignorino «i segnali di sofferenza che la bambina manifesta in modo così evidente».

La vicenda è ora oggetto di una crescente attenzione istituzionale e mediatica, mentre l’esecuzione del provvedimento è temporaneamente sospesa, ma non revocata.

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