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Romano Prodi nella bufera, la lettera di Oriana Fallaci: “So che in Italia la chiamano Mortadella”

Pubblicato: 25/03/2025 13:50
Prodi Oriana Fallaci Mortadella

Romano Prodi è tornato al centro delle cronache per un recente episodio controverso: la lite con una giornalista di Mediaset. Ma la sua storia politica è costellata di eventi singolari. Tra questi, uno dei più discussi è senza dubbio la famosa seduta spiritica legata al caso Aldo Moro. A ricordarlo fu Oriana Fallaci, che nei primi anni 2000 scrisse una lettera durissima indirizzata all’ex presidente della Commissione Europea.
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L’affondo di Fallaci: “Non mi parve serio”

Nella lettera, la giornalista fiorentina esordiva con sarcasmo, riferendosi al soprannome di “Mortadella”, usato da alcuni in Italia per indicare Prodi. La sua critica più aspra riguardava proprio la partecipazione dell’ex premier alla seduta spiritica, durante la quale si sarebbe cercato di individuare il nascondiglio di Aldo Moro attraverso presunti messaggi dall’aldilà.

“Non mi parve serio, non mi parve rispettoso, pietoso, umano nei riguardi di Moro, che stava per essere ucciso”, scriveva Fallaci, esprimendo il suo sdegno per il coinvolgimento di Prodi in un episodio così controverso.

Un attacco senza sconti

Fallaci non si limitò alla questione della seduta spiritica, ma allargò il suo attacco alla figura politica di Prodi. “Supplicai il Padreterno di tenerLa lontana dalla politica”, scrisse, accusandolo di mancanza di pudore nel suo impegno politico. La giornalista dichiarava di provare una “antipatia quasi epidermica” nei confronti dell’ex premier, criticandone il tono di voce e l’atteggiamento.

Non mancarono riferimenti ironici, come il nome scelto per la coalizione di centrosinistra, l’Ulivo, che Fallaci associava a un asino. La lettera proseguiva con critiche alla gestione di Prodi nella Commissione Europea, citando episodi che, secondo la giornalista, avrebbero danneggiato l’immagine dell’Italia all’estero.

Le accuse sulla politica estera

Un altro punto focale della lettera era il sondaggio promosso nel 2003 da Prodi sulla percezione delle minacce globali. Secondo Fallaci, il risultato – che indicava Israele come il paese più pericoloso per la pace mondiale secondo il 59% degli intervistati – fu presentato in modo fuorviante, dando l’impressione di un referendum plebiscitario.

La giornalista ricordava anche le critiche ricevute da Prodi a livello internazionale, citando un editoriale del Times, che lo invitava a tornare alla politica italiana anziché rimanere alla guida della Commissione Europea.

Il duro finale della lettera

La lettera si chiudeva con un attacco personale legato agli stipendi percepiti da Prodi a Bruxelles: “Non ci mancava che lei, Monsieur”, scriveva Fallaci, sottolineando l’entità del compenso ricevuto e il peso che questo avrebbe dovuto avere nella percezione pubblica. L’affondo della giornalista resta uno dei più duri mai rivolti a un politico italiano, testimoniando il rapporto complesso tra la stampa e le figure istituzionali.

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