
A Riad sono ufficialmente iniziati i colloqui tra le delegazioni russe e statunitensi, con l’obiettivo di giungere a un accordo sul cessate il fuoco in Ucraina. Le trattative, come riportato da una fonte russa, sono destinate a durare a lungo, e il Cremlino ha confermato che uno degli argomenti principali sul tavolo riguarda la possibilità di garantire una navigazione sicura per le navi commerciali nel Mar Nero. In programma per oggi c’è anche un incontro tra le delegazioni ucraine e statunitensi, che si preannuncia come un momento cruciale nelle delicate discussioni sul conflitto. L’accordo sulle terre rare con l’Ucraina sarà firmato a breve: lo ha ribadito Donald Trump parlando alla Casa Bianca.
Nel contesto di questi eventi, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha parlato pubblicamente della questione delle linee di demarcazione territoriale e della proprietà della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Le dichiarazioni di Trump si inseriscono in un dibattito in corso sulle future negoziazioni e sui confini che potrebbero emergere dalla fine del conflitto, ma non sembra esserci ancora un consenso internazionale su come affrontare la situazione.
Dal Cremlino, Dmitri Peskov ha dichiarato che, dopo i colloqui a Riad, non è prevista la firma di alcun documento, gettando ombre sulla possibilità di un accordo immediato. Nonostante le dichiarazioni di buona volontà da parte della Russia, la posizione rimane incerta e molteplici aspetti devono ancora essere negoziati.
La rivelazione dell’ex Kgb
Evgeny Savostianov, ex agente del Kgb, ha rivelato che a suo dire Putin “vuole assolutamente entrare nella storia come “Il Grande raccoglitore delle terre russe”, colui che ha invertito la disgregazione dell’impero avviata nel 1867 con la vendita dell’Alaska agli Usa. Non è solo per sé stesso: l’inclusione in uno Stato unico di Ucraina e Bielorussia gli consentirebbe di aumentare la “sua” popolazione fino a circa 188 milioni, con un ampliamento delle risorse di mobilitazione, del mercato interno di consumo e dei quadri lavorativi. Era una teoria cara al vecchio Kgb: più è piccola, più la Russia diventa ingovernabile. Il suo principale obiettivo ha un fondamento sia pratico che ideologico”.
“L’Europa dovrebbe prima svegliarsi, e dovrebbe farlo in fretta. Il secondo obiettivo di Putin, diretta conseguenza del primo, è il ritrovamento di ruolo di egemone europeo e globale, perduto con lo scioglimento dell’Urss. Poco importa se ottenuto attraverso governi o regimi compiacenti” ha aggiunto l’ex Kgb. “Putin accetterà una tregua completa solo quando sarà sicuro di poter raggiungere i suoi grandi obiettivi. Nel piccolo che per lui rappresenta l’Ucraina, appare evidente che ha bisogno di un avamposto russo sulla riva destra del Dnepr. Kherson e dintorni, per capirci. Così potrà tenere sotto pressione Odessa, la Transnistria e Chisinau. Per questo non accetterà mai la dislocazione in Ucraina di forze europee di deterrenza”.