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Ucraina, Conte spacca il centrosinistra: la mozione contro il Pd

Pubblicato: 27/03/2025 07:54

La mozione contro il riarmo europeo presentata da Giuseppe Conte non è solo un’iniziativa parlamentare: è una mossa politica studiata per mettere alle strette il Partito Democratico, un atto che punta a colpire il cuore fragile del campo progressista. In un’opposizione già lacerata da tensioni ideologiche e strategie divergenti, l’iniziativa dei 5Stelle rischia di trasformarsi in una frattura insanabile.

Alla vigilia della piazza contro il riarmo convocata dal M5S per il 5 aprile, Conte ha depositato una mozione alla Camera e al Senato che ribadisce il rifiuto del Movimento verso il progetto di difesa comune europea. «Non possono portarci a un’economia di guerra senza che si esprima il Parlamento», ha dichiarato l’ex presidente del Consiglio, con toni che mirano più a dividere l’opposizione che a sfidare realmente la maggioranza. Il centrodestra, infatti, si mostra compatto sul tema. È nel campo largo che la spaccatura si allarga.

Il Pd sotto assedio: mediazioni e malumori

La segretaria Elly Schlein si ritrova in una posizione sempre più scomoda. Il Pd, già messo alla prova nei giorni scorsi dalle divisioni interne sul piano von der Leyen, è riuscito solo in extremis a trovare una sintesi intorno a una risoluzione più moderata, che chiede una revisione radicale del progetto europeo. Ora, con la mozione dei 5Stelle all’orizzonte, i dem si vedono costretti a elaborare un loro testo alternativo, nel tentativo di evitare l’ennesima implosione interna.

Nel frattempo, anche l’Alleanza Verdi e Sinistra prepara una propria mozione, sposando in pieno la linea di Conte. Fratoianni e Bonelli saranno con lui in piazza, e non lo nascondono: «Condividiamo la piattaforma». I due si muovono ormai come pontieri di un fronte progressista sempre più frammentato, cercando interlocuzioni anche con Schlein e Riccardo Magi di +Europa, con cui si sono confrontati in un vertice informale alla Camera. L’obiettivo, dichiarano, è rilanciare la costruzione di un’alternativa, ma il terreno è minato.

Una piazza che divide più di quanto unisca

Il vero banco di prova sarà la manifestazione del 5 aprile. Schlein sta valutando se partecipare, ma il clima è gelido. Quando Conte la annunciò, lei offrì collaborazione. Non ricevette risposta. Oggi il Movimento prova ad aprire all’ultimo, ma tra i dem prevale il disagio. Alcuni parlamentari ironizzano, altri declinano con giustificazioni personali, altri ancora criticano apertamente: «Avrebbe dovuto condividere la piattaforma fin dall’inizio».

C’è anche chi, come Lorenzo Guerini, rigetta senza esitazioni: «La nostra piazza era quella per l’Europa». E mentre si moltiplicano i dubbi su certe adesioni giudicate “putiniane”, la partecipazione dem appare sempre più improbabile. La coincidenza con altri appuntamenti del partito, dal ritiro a Reggio Emilia alla piazza di Bologna, fornisce l’alibi perfetto per tenersi a distanza. Intanto, in un angolo, Paola Taverna e Igor Taruffi discutono animatamente. Sono le anime organizzative del M5S e del Pd, ma la loro conversazione sembra più uno scontro che un’intesa.

Nel caos del centrosinistra, risuona un’amara ironia storica: «Il socialismo si costruisce passo dopo passo», sbuffa Taruffi, evocando Lenin. Ma oggi, più che mai, sembra valere il contrario: un passo avanti e due indietro.

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