
Colpevole in Italia, innocente (probabilmente) in un altro Paese. Il caso Stasi si fonda su una struttura indiziaria pura, cioè senza prove dirette (nessun testimone o traccia biologica dell’imputato sul corpo della vittima o sulla scena del crimine). Secondo l’art. 192, comma 2, del codice di procedura penale italiano, per giungere a condanna, gli indizi devono essere gravi, precisi e concordanti. Nel processo Stasi, lo erano?
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Cosa ha fatto assolvere (e poi condannare) Alberto Stasi
- Impossibilità fisica della versione difensiva
Le perizie accertarono che chiunque avesse camminato sulle scale dove giaceva il cadavere, come sostenuto da Stasi, avrebbe lasciato impronte insanguinate, mentre le sue scarpe erano perfettamente pulite. Questo è stato considerato un falso negativo decisivo: ciò che avrebbe dovuto esserci (sangue), mancava. Un parallelismo può essere fatto con il caso Meredith Kercher (Amanda Knox), dove la presenza o assenza di tracce biologiche fu centrale, e l’assenza di DNA della Knox sulla scena principale portò all’annullamento della condanna in Cassazione. - Alibi lacunoso e manipolazione delle prove digitali
L’alibi di Stasi – il lavoro al computer – fu smontato da analisi forensi che dimostrarono buchi temporali sospetti e tentativi di pulizia di file. La giurisprudenza italiana e internazionale ha ormai riconosciuto il valore del digital forensics come prova indiretta. Nel caso Casey Anthony (Stati Uniti, 2008), l’uso del computer e delle ricerche online (su cloroformio e metodi per uccidere) divenne un punto cardine, pur senza portare a condanna per omicidio. - Bicicletta compatibile
La bicicletta usata dall’assassino fu ritenuta simile a una presente nel garage della famiglia Stasi. In questo caso, il valore indiziario è più debole: non esiste prova dell’uso effettivo di quella bicicletta, né immagini che ne attestino la presenza sulla scena. In confronto, nel caso Adnan Syed (Stati Uniti, “Serial”), elementi simili (cellulari, spostamenti) sono stati giudicati insufficienti per una condanna definitiva. - Comportamento post delitto e freddezza
Il tono della voce al telefono, la calma apparente, la mancanza di richieste d’aiuto immediato furono letti come indici di colpevolezza. Si tratta però di un argomento scivoloso in giurisprudenza, basato su modelli di comportamento considerati “normali” o “anormali”. La Corte Europea ha più volte sottolineato che le reazioni psicologiche non sono universalmente interpretabili (sentenza Ramanauskas c. Lituania, 2008).
Conclusione comparata
Nel sistema italiano, l’indizio può fondare una condanna, se concorre con altri elementi a formare un quadro univoco. La Cassazione ha ritenuto che, nel caso Stasi, la somma degli indizi (scarpe pulite, alibi carente, comportamento, bicicletta) fosse sufficiente. Tuttavia, in altri ordinamenti (come il sistema statunitense basato sul principio “beyond a reasonable doubt”), una condanna simile potrebbe non reggere, soprattutto in mancanza di DNA, arma del delitto, testimoni diretti o una confessione.
Dunque, mentre la sentenza italiana appare coerente con la nostra giurisprudenza indiziaria, a livello comparato il caso Stasi rimane borderline, e in altri contesti giudiziari avrebbe potuto portare a un verdetto opposto.