
Nel gioco fragile degli equilibri geopolitici contemporanei, Elly Schlein si propone come voce alternativa, pacifista, anti-militarista, critica verso l’invio di armi e verso l’escalation militare in Ucraina. Ma ciò che viene narrato come un progetto di pace rischia, nel concreto, di alimentare una delle più profonde contraddizioni strategiche del nostro tempo: quella di un’Europa debole, priva di autonomia, e sempre più succube degli Stati Uniti.
Per uno di quei cortocircuiti ideologici che solo la politica sa generare, la leader del Partito Democratico incarna oggi, in Italia, la forma più compiuta di una visione trumpiana del mondo, nonostante ne combatta ogni presupposto simbolico e culturale. Come Donald Trump, Schlein considera le guerre altrui come un affare da cui tirarsi fuori, rifiuta la logica degli impegni militari internazionali, e diffida delle alleanze che impongono vincoli. Trump lo dice da destra, in nome dell’America First; Schlein lo dice da sinistra, in nome di un’utopia pacifista. Ma l’esito è lo stesso: lasciare l’Europa scoperta.
Perché la pace non è mai solo un’intenzione. È un equilibrio di potere, e rinunciare a costruire strumenti di difesa, a pensare una strategia comune, a prendersi le proprie responsabilità sul piano militare, significa rinunciare a essere soggetti geopolitici. È qui che l’utopia si rovescia: ciò che nasce per frenare l’imperialismo finisce per consolidare l’egemonia americana. Se l’Europa non si arma, allora dovrà essere armata da altri. Se l’Europa non si difende, allora dovrà essere difesa da chi può permetterselo. E quel qualcuno, oggi come ieri, si chiama Washington.
Così, in nome della pace, si incoraggia una passività strategica che Trump, da sempre ostile alla Nato e ai suoi partner “pigri”, non potrebbe che approvare. L’ironia della storia è feroce: mentre gli Stati Uniti si spostano verso un isolazionismo muscolare e imprevedibile, l’Europa progressista sembra abbandonare l’idea stessa di potere. E in questo vuoto, il paradosso si compie. La sinistra italiana, nella sua versione più alta e colta, finisce per essere più trumpiana di Trump.
Non è solo una questione di armi o di Ucraina. È una questione di visione del mondo. E oggi, quella della Schlein — per quanto mossa dalle migliori intenzioni — appare come un dono involontario alla nuova destra globale.