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Corsa al riarmo: Polonia e Finlandia sono i due paesi europei più pronti alla guerra

Pubblicato: 31/03/2025 08:44
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L’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca prospetta un significativo aumento della spesa militare per i paesi alleati degli Stati Uniti. Il nuovo obiettivo del 5% del PIL appare un traguardo ambizioso, considerando che il precedente requisito del 2% in ambito Nato era già difficilmente raggiungibile per molte nazioni, tra cui l’Italia, che attualmente destina circa l’1,5% del PIL alla Difesa.
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L’Italia e il contesto internazionale

Nonostante la sua posizione strategica tra Europa e mondo afroasiatico, l’Italia destina una quota ridotta della propria ricchezza nazionale alla spesa militare. Tuttavia, altre nazioni con caratteristiche simili, sia per dimensioni che per importanza geopolitica, investono molto di più nel settore della difesa. Alcune di queste devono affrontare minacce più dirette e immediate rispetto all’Italia, ma ciò non esclude che il nostro paese debba considerare con attenzione il concetto di Mediterraneo allargato, che già vede le forze armate italiane impegnate nel Sahel e nei mari dell’Africa.

Il riarmo della Polonia

La Polonia si considera da sempre in prima linea contro la Russia, specialmente dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e l’inasprimento delle tensioni ai confini con Kaliningrad e la Bielorussia. Varsavia ha quindi scelto di potenziare le proprie forze armate, concentrandosi in particolare sull’esercito terrestre e sulla componente corazzata.

Nel 2025 la Polonia prevede di spendere nella difesa ben 187 miliardi di zloty, pari a 43,6 miliardi di euro, corrispondenti al 4,7% del PIL. L’aumento è costante: nel 2024 la spesa era di 159 miliardi di zloty (37 miliardi di euro), ovvero il 4,2% del PIL. Inoltre, il numero di effettivi delle forze armate polacche è cresciuto rapidamente, passando dai 148.000 del 2022 ai 216.000 del 2024, con l’obiettivo di raggiungere i 300.000 uomini.

La Polonia ha avviato ingenti acquisti di carri armati e sistemi d’arma: dagli USA ha ordinato 116 carri M1 Abrams di vecchia generazione e altri 250 Abrams Sepv3, per un costo di 4,75 miliardi di dollari. Gli americani forniranno anche 16 sistemi antiaerei Patriot con 208 missili. Importanti acquisti sono stati effettuati anche dalla Corea del Sud, con la consegna di 180 carri K2 Black Panther, 212 semoventi K9 Thunder e la concessione della licenza per la produzione locale di 820 K2 a partire dal 2026. L’Italia partecipa a questo mercato con la fornitura di 32 elicotteri AgustaWestland AW-149, assemblati nello stabilimento polacco PZL di Swidnik, controllato dal gruppo Leonardo.

La Finlandia e l’aumento della spesa militare

L’adesione della Finlandia alla Nato nel 2023 ha segnato la fine della storica neutralità di Helsinki, accrescendo le preoccupazioni per la sicurezza lungo il confine con la Russia, che si estende per 1340 km e rappresenta ora la più lunga frontiera terrestre tra Nato e Mosca.

Di conseguenza, la spesa militare finlandese è in forte crescita. Se in passato oscillava tra l’1,5% e il 2% del PIL, nel 2025 raggiungerà i 6,8 miliardi di dollari (circa il 2,5% del PIL), con l’obiettivo di arrivare a 11,5 miliardi di dollari entro il 2032, pari al 3,3% del PIL.

Gran parte di questo incremento è destinato all’acquisto di 64 caccia F-35, di cui i primi esemplari verranno consegnati nel 2025 e saranno operativi dal 2026. Per garantire la sicurezza lungo il confine russo, la Finlandia sta inoltre sviluppando nuovi droni da pattuglia, come lo Steel Eagle, progettato insieme all’Ucraina. Anche il settore dell’artiglieria è in espansione, con l’introduzione del mortaio da 120 mm Tremos M3, che sarà operativo dal 2025.

Conclusioni

Il dibattito sulla spesa militare in Italia resta aperto, soprattutto alla luce delle crescenti tensioni internazionali e della pressione esercitata dagli Stati Uniti sugli alleati Nato per aumentare gli investimenti nella difesa. Mentre paesi come Polonia e Finlandia accelerano il riarmo, l’Italia dovrà valutare attentamente le proprie strategie in un contesto geopolitico sempre più instabile.

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