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Conte infuriato con De Angelis a Dimartedì: “Iscritto al partito delle armi”. Ma Floris lo bacchetta: “Non delegittimiamo gli interlocutori”

Pubblicato: 02/04/2025 15:51
Conte De Angelis Dimartedì Floris

A Dimartedì, su La7, è andato in scena un acceso confronto tra il presidente del M5s Giuseppe Conte e il giornalista Alessandro De Angelis, riguardo la guerra in Ucraina e i negoziati con la Russia. La discussione ha preso toni decisamente accesi, con i due protagonisti che non si sono risparmiati frecciate reciproche.
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L’interrogativo sulle spese militari

Il giornalista, ricordando il periodo in cui Giuseppe Conte ricopriva il ruolo di presidente del Consiglio, ha messo in evidenza che durante il suo mandato non vennero mai messi in discussione gli impegni presi con la Nato. De Angelis ha quindi chiesto se Conte sarebbe disposto a disattendere l’impegno di destinare il 2% del Pil alle spese militari, come previsto dagli accordi internazionali.

Conte ha risposto in modo deciso, sostenendo che non metterebbe in discussione il parametro del 2%, ricordando tuttavia che quella percentuale era una soglia stabilita nel 2014 e che si trattava di un impegno “tendenziale” piuttosto che vincolante. Inoltre, ha sottolineato le difficoltà economiche dell’Italia, affermando: “Se un paese come il nostro è indebitato, ha gli stipendi più bassi d’Europa e taglia la sanità e i salari, possiamo dire ai nostri alleati che al massimo possiamo arrivare all’1,4%? Ma ci sono altre priorità o dobbiamo andare in guerra?”

Le critiche alla posizione europea

De Angelis ha successivamente provocato Conte, accusandolo di criticare l’Europa più degli stessi autocrati, riferendosi all’approccio del M5s verso i negoziati tra Russia e Ucraina. La risposta di Conte non si è fatta attendere: “Sì, perché l’Europa è sparita”, ha affermato, dando la colpa alla mancanza di un’azione concreta da parte dell’Unione Europea.

A questo punto, De Angelis ha sollevato un’importante domanda: se Conte fosse stato un cittadino di paesi come Estonia o Moldavia, non sentirebbe il bisogno di una deterrenza che passa attraverso le armi? La risposta di Conte ha scatenato un nuovo scambio acceso. “Se oggi sull’Ucraina piovono le bombe, è anche perché il partito trasversale delle armi, al quale lei vuole iscriversi, ha fatto in modo che la situazione degenerasse”, ha risposto il leader del M5s.

Il ruolo del “partito delle armi”

Il confronto è stato interrotto dal conduttore Giovanni Floris, che ha invitato Conte a non “delegittimare” gli interlocutori durante il dibattito. Conte ha replicato prontamente, ricordando che lui e De Angelis avevano già affrontato questo tema in precedenti interviste, e ribadendo che la sua posizione riguardo al “partito delle armi” era legata alla responsabilità di non aver cercato soluzioni alternative alla guerra.

Le critiche alla gestione della guerra

De Angelis, stizzito, ha sottolineato che secondo Conte la responsabilità della guerra non fosse da attribuire al presidente russo Vladimir Putin, ma al “partito delle armi”. Ha quindi ricordato come anche l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump abbia dichiarato che non si può ragionare con Putin. Conte ha replicato facendo notare che, pur avendo inizialmente sostenuto gli aiuti all’Ucraina, il M5s ha criticato duramente la narrazione pubblica che ha presentato l’esito della guerra come una vittoria imminente per l’Ucraina. “Questa guerra non si potrà mai vincere”, ha dichiarato Conte, accusando i governi occidentali di non aver voluto sedersi al tavolo dei negoziati.

Infine, il confronto ha preso una piega più politica, con Conte che ha menzionato la figura del cancelliere tedesco Olaf Scholz, accusato di essere stato massacrato mediaticamente per aver cercato un dialogo diretto con Putin. “Ma di che stiamo parlando?”, ha chiesto Conte, sottolineando che la diplomazia era stata ignorata in favore di una retorica bellica. De Angelis ha concluso con una battuta, ricordando che il giorno dopo la telefonata di Scholz a Putin, il cancelliere tedesco si era recato a Kiev, segno di un impegno concreto a sostenere l’Ucraina.

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