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Nuovi farmaci a mRNA autoreplicante, l’EMA dà l’ok. Come funzionano, i rischi e tutti i dubbi

Pubblicato: 02/04/2025 11:13
farmaci a mRNA autoreplicante

C’è un’importante novità in campo medico che sta passando un po’ sottotraccia. Parliamo dell’avvento del farmaco “Kostaive“, che rappresenta una svolta nella ricerca farmaceutica, almeno così dicono gli scienziati che vi hanno llavorato, perché è basato sulla tecnologia dell’mRNA autoreplicante. Il 12 dicembre 2024, infatti, il Committee for Medical Products for Human Use (CHMP) dell’EMA ha dato il via libera alla sua immissione in commercio e, successivamente, il 12 febbraio 2025, la Commissione Europea ha formalizzato l’autorizzazione. Questo, però, ha suscitato le preoccupazioni della Commissione Medico-Scientifica Indipendente (CMSi) che lo ha analizzato. Stiamo parlando quindi di una novità eclatante: i farmaci a mRNA autoreplicante. Ma cosa si intende? La tecnologia a mRNA abbiamo imparato a conoscerla con i vaccini dell’epoca Covid. Ora però si fa un passo ulteriore, ancora fra dubbi e incertezze.
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Cosa si intende per mRNA autoreplicante

Nonostante l’entusiasmo per questa innovazione, infatti, la Commissione Medico-Scientifica Indipendente (CMSi) ha sollevato allarmi significativi sui farmaci a mRNA autoreplicante. Con il comunicato n. 16 bis del 4 marzo 2025, la CMSi ha richiesto una moratoria immediata sulla distribuzione del farmaco, evidenziando la necessità di valutazioni indipendenti sulla sicurezza. A differenza dei prodotti Pfizer/BioNTech e Moderna, Kostaive utilizza molecole di mRNA autoreplicante. Questo significa che, una volta entrate nella cellula, queste molecole non solo attivano la produzione della proteina Spike, ma possono anche replicarsi indefinitamente. Secondo la CMSi, i rischi associati a questa tecnologia sono elevati. Le nanovescicole contenenti mRNA autoreplicante potrebbero diffondersi senza barriere di specie, passando da un organismo all’altro attraverso le vie respiratorie o lo scambio di liquidi biologici. Ciò solleva interrogativi sulla possibile trasmissibilità non solo tra esseri umani, ma anche tra animali, con potenziali impatti ambientali imprevedibili

Dubbi sulla durata della proteina Spike nell’organismo

Uno degli aspetti più critici riguarda la durata della proteina Spike nell’organismo. Studi recenti citati dalla CMSi indicano che questa proteina potrebbe persistere nei tessuti per oltre 15 mesi, ben oltre quanto previsto inizialmente. Ad aggravare la situazione è l’assenza di studi indipendenti a lungo termine sui possibili effetti collaterali del farmaco. Il nodo centrale non è se il farmaco funzioni, ma se i rischi superino i benefici attesi. Come analizza Francesco Carraro su Il Fatto Quotidiano, la questione non è essere “contro la scienza” o “contro il progresso”, ma garantire che il principio di precauzione sia rispettato. La sicurezza dei cittadini deve essere una priorità, e ciò richiede una valutazione rigorosa e indipendente delle nuove tecnologie farmaceutiche. E questo vale anche per questi nuovi farmaci a mRNA autoreplicante.

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