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Sara Campanella, l’assassino: “Era interessata a me”. Forse la madre coinvolta nel tentativo di fuga

Pubblicato: 02/04/2025 07:27

PALERMO – I carabinieri hanno trovato Stefano Argentino, il ragazzo che ha ucciso Sara Campanella, nella casa vacanza di Noto gestita dai genitori, improbabile nascondiglio a 180 chilometri di distanza che aveva scelto dopo aver sgozzato per strada a Messina, davanti agli occhi di decine di persone, la ragazza che da un anno perseguitava. Si sta verificando la posizione della madre di Argentino, che potrebbe averlo aiutato in un tentativo di fuga: sarebbe stato trovato un biglietto scritto dalla donna in cui si faceva riferimento alla necessità di “allontanarsi per un po’” con il pretesto di sottoporsi a cure mediche, nonostante non risultassero problemi di salute evidenti. “Dietro l’allontanamento si nascondeva la volontà della donna di aiutare il figlio a non farsi trovare”

Argentino, studente fuori corso in Biotecnologie a Messina, originario proprio di Noto, nel Siracusano, stando al Corriere della Sera avrebbe mostrato una certa sorpresa di fronte agli agenti. Ma poi ha seguito i militari. Oggi si troverà faccia a faccia col gip che dovrà decidere se tenerlo in carcere per l’omicidio di Sara Campanella, la collega universitaria di 22 anni che l’aveva sempre tenuto a distanza.

La madre della ragazza, in un’intervista, ha spiegato che la figlia non aveva mai raccontato niente in casa, probabilmente per non angosciare i suoi familiari. “”L’assassino non ha dignità, è un parassita, vogliamo giustizia. Non ci sono spiegazioni resta solo il buio. Pretendeva delle attenzioni e mia figlia voleva solo persuaderlo con la sua bontà, con la sua gentilezza, ma non ci è riuscita”.

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«Il grave quadro indiziario, già emerso e corroborato dalle dichiarazioni dei testi denota una pericolosità non comune» di Stefano Argentino. «Pur essendo incensurato ha mostrato efferatezza e crudeltà nella condotta tenuta», hanno scritto i magistrati nel provvedimento di fermo.

Un giallo durato poche ore quello della tragica morte della ragazza con la passione per la scienza che da Misilmeri, paese dell’hinterland palermitano, si era trasferita nella città dello Stretto per studiare. Che Stefano la infastidisse con attenzioni che lei non gradiva — come messaggi, continue richieste di uscire, assurdi rimbrotti — lo sapevano bene le amiche della vittima. Sono state loro, insieme ai racconti dei testimoni e alle immagini delle videocamere di sorveglianza della zona in cui è avvenuto il brutale assassinio, a portare i carabinieri del comando provinciale di Messina sulle tracce del 27enne che, dopo aver ucciso la ragazza, si è messo in macchina e ha guidato fino alla sua cittadina. Agli inquirenti lui ha parlato molto della ragazza: ha raccontato che era interessato a lei e che secondo lui anche lei era interessata ma che tale interesse non si era mai concretizzato. Ha poi raccontato che quel giorno avrebbe voluto un chiarimento con la ragazza e invece sarebbe nata una lite, poi sfociata nell’aggressione. I suoi legali hanno dichiarato che non si può considerare che si ritenga “pentito”, ma che sarebbe sotto shock e sopraffatto dagli eventi.

«Questo ragazzo aveva manifestato un certo interesse nei confronti della vittima, in modo anche insistente», ha dichiarato il procuratore capo, Antonio D’Amato, aggiungendo che tali attenzioni, protrattesi per un paio d’anni, non avevano suscitato preoccupazione nella giovane. «Tuttavia, queste attenzioni risultavano fastidiose per lei», ha precisato. Sara non ha però mai sporto denuncia. Alcuni compagni di corso hanno descritto il comportamento di Argentino come «morboso». D’Amato ha inoltre affermato che non ci sono stati episodi di intimidazione o violenza.

Sicuramente, nel pomeriggio dell’omicidio, Sara si era sentita in pericolo, tanto da inviare un messaggio a un’amica: «Dove siete? Sono con il malato che mi segue». Per ricostruire la vera natura del loro rapporto, verranno analizzati i dispositivi elettronici di entrambi.

Sembra che Argentino abbia pedinato Campanella, e dopo un acceso confronto, la giovane l’abbia probabilmente respinto per l’ennesima volta, portando infine all’omicidio, avvenuto nei pressi di un distributore di benzina. Le ultime parole di Sara sono state: «Basta, lasciami in pace». I testimoni hanno riferito che la ragazza era «piegata su se stessa», mentre il suo aggressore era descritto con capelli corti, un giubbotto e uno zaino scuri.

Sara ha ricevuto due coltellate: una al collo e una alla scapola. L’arma utilizzata non è stata ancora rinvenuta e necessiterà di ulteriori indagini.

Cosa è accaduto

Sara Campanella, 22 anni, originaria di Misilmeri (Palermo), era una studentessa dell’Università di Messina e tirocinante al Policlinico di Messina. È stata accoltellata e uccisa lunedì davanti a una fermata degli autobus in viale Gazzi, nei pressi dello stadio Giovanni Celeste. All’arrivo dei soccorritori, la giovane si trovava riversa a terra in una pozza di sangue. Diversi testimoni hanno riferito di averla vista litigare con un coetaneo che le ha inflitto una coltellata al collo. L’assassino è poi fuggito.

Prima di cadere, Sara ha fatto alcuni passi e poi è svenuta. Il sangue perso è risultato fatale: un arresto cardiaco l’ha uccisa pochi minuti dopo essere giunta all’ospedale che frequentava regolarmente per il suo tirocinio.

Si dice che il ragazzo l’avesse attesa davanti al Policlinico e poi l’abbia seguita in auto. Dopo essere sceso dalla vettura all’ingresso laterale dello stadio, l’ha avvicinata. I due avrebbero iniziato a discutere — i testimoni parlano di una lite accesa e di urla — e poi lui ha estratto un coltello, colpendo la studentessa al collo. L’intervento dei soccorsi è stato immediato, data la vicinanza del Policlinico, ma la ferita era troppo profonda.

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Ultimo Aggiornamento: 02/04/2025 23:27

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