
Nel processo ordinario sul presunto business degli affidi nella Val d’Enza reggiana, la pm Valentina Salvi ha concluso la sua lunga requisitoria chiedendo condanne fino a 15 anni per gli imputati, tra cui figure chiave dei servizi sociali e della psicoterapia. L’inchiesta, esplosa nel 2019 con un’ondata di misure cautelari, aveva scatenato un intenso dibattito pubblico e politico, noto come caso Bibbiano.
La richiesta più pesante riguarda Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali dell’Unione dei comuni, per la quale sono stati proposti 11 anni e sei mesi, più tre anni e sei mesi per reati non connessi. Seguono Francesco Monopoli, ex assistente sociale, con 11 anni e sei mesi, e Nadia Bolognini, psicoterapeuta della onlus Hansel&Gretel, per cui sono stati richiesti otto anni e tre mesi.
Altri undici imputati rischiano pene più basse. Nel corso del dibattimento, iniziato nel giugno 2022, sono già usciti dal processo, con proscioglimenti, l’ex sindaco Andrea Carletti e altri due indagati, in seguito all’abrogazione del reato di abuso d’ufficio.
Il procedimento è stato segnato da forti tensioni tra accusa e difese. I legali di Monopoli hanno criticato l’impianto accusatorio definendolo “ideologico” e basato su un’“impostazione dogmatica”. I difensori di Anghinolfi, invece, hanno parlato di una “richiesta abnorme e simbolica”, attribuendola a “errori materiali e travisamenti” influenzati dalla narrazione mediatica del caso.
Concluse le richieste della Procura e le dichiarazioni delle parti civili, si attende ora la parola delle difese, prima della sentenza di primo grado, prevista per il 30 aprile.