
“Signora, lei risulta morta”. È questa l’incredibile risposta che una 66enne residente ad Auronzo di Cadore, in provincia di Belluno, si è sentita dire da una centralinista di una nota azienda torinese specializzata nella ristrutturazione di bagni. La donna, viva e vegeta, era al telefono per chiedere informazioni sul ritardo dei lavori che aveva commissionato e per i quali aveva già versato un anticipo di oltre 8.000 euro.
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Una truffa surreale, tra silenzi e bugie
La vicenda ha inizio nel settembre 2023, quando la signora firma un contratto con l’azienda per rifare il bagno del proprio appartamento. Dopo preventivi e sopralluoghi, versa un acconto importante. Da quel momento, però, nessuna comunicazione e nessun operaio all’orizzonte.
Dopo numerosi tentativi, la cliente riesce finalmente a parlare con una centralinista. Alla sua richiesta di chiarimenti, riceve una risposta assurda: nei sistemi dell’azienda, la donna risulta deceduta. La sorpresa lascia spazio allo sconcerto quando viene informata che l’anticipo versato sarebbe stato utilizzato per le spese del funerale. A richiederlo, un certo “signor Pasquale”, che si sarebbe presentato come il marito della defunta.
Il “signor Pasquale” e l’identità usurpata
Il nome non è nuovo alla donna: Pasquale è un vecchio conoscente, ma nulla che giustifichi il suo coinvolgimento in faccende personali. Per dimostrare la propria esistenza, la signora è costretta a inviare documenti ufficiali, certificati e perfino a fare una videochiamata. Intanto, il danno è fatto: il denaro non è stato restituito e i lavori non sono mai iniziati.
Indagini in corso, ma la beffa resta
Attualmente la signora ha avviato un’azione legale per tentare di recuperare la somma e far luce sulla vicenda. I carabinieri di Auronzo hanno trasmesso il caso ai colleghi piemontesi per competenza territoriale. Resta da capire se si sia trattato di una truffa orchestrata dal finto vedovo o di una clamorosa falla interna alla società torinese.
Nonostante la gravità dell’accaduto, la 66enne avrebbe raccontato l’episodio con un pizzico di ironia: “Mi sono fatta una risata, dicono porti fortuna”. Ma l’amarezza resta, così come i dubbi sulla facilità con cui, ancora oggi, si possa falsificare la realtà con una semplice telefonata.