
Un nuovo test condotto su 12 campioni di riso arborio – il tipo di riso più usato per i risotti – ha evidenziato criticità che riguardano contaminazioni da metalli pesanti come arsenico inorganico e cadmio, insieme a difetti nella qualità dei chicchi. I risultati completi sono disponibili nel nuovo numero del magazine Il Salvagente. Tra gli aspetti più allarmanti, spicca la presenza di arsenico inorganico – classificato come cancerogeno certo per l’uomo dall’OMS – in concentrazioni vicine al limite massimo consentito (0,15 mg/kg). In un campione, il riso Carosio venduto da Lidl, il valore riscontrato ha superato il limite di legge. La contaminazione deriva dalla morfologia del terreno e dall’inquinamento ambientale. Il cadmio, un altro metallo pesante cancerogeno, è stato rilevato in livelli molto bassi in quasi tutti i campioni, tranne nel Riso Vignola Bio, dove la concentrazione ha leggermente superato il limite previsto dalla normativa. I residui di pesticidi sono risultati generalmente sotto i limiti di legge.
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Tuttavia, il fungicida Captan, classificato come potenzialmente cancerogeno, è stato rilevato in più campioni con concentrazioni che, pur legali, sono significative. Anche il piperonil butossido, un sinergizzante, è stato rinvenuto in alcuni casi. Oltre al problema del riso e dell’arsenico, il test ha analizzato anche la qualità fisica dei chicchi di riso secondo i criteri del Decreto Legislativo 131/2017. Ecco i principali risultati. Il limite legale per i chicchi di varietà diverse dall’arborio è il 5%: solo il Riso Gallo ha superato la soglia, con il 6,84% di grani non conformi.Tutti i campioni sono rimasti entro il 5% consentito, anche se valori elevati possono compromettere la consistenza del risotto, rendendolo più colloso. Solo il campione Curtiriso ha raggiunto il limite massimo dello 0,05%, senza però evidenze di micotossine.

Le aziende coinvolte – tra cui Lidl, Vignola e Curtiriso – hanno replicato al Salvagente sottolineando che i valori rientrano nei margini di incertezza analitica, quindi formalmente conformi alla normativa europea. Tuttavia, i valori elevati rispetto alla media sollevano dubbi sulla sicurezza a lungo termine. Anche se i prodotti sono legalmente vendibili – precisa invece la rivista – la presenza costante di arsenico, cadmio e pesticidi in molti campioni dovrebbe spingere i consumatori a un acquisto più consapevole. Leggere le etichette, scegliere riso da produttori certificati o biologici, e variare l’alimentazione rimangono scelte fondamentali per limitare i rischi.