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Trump minaccia nuove tariffe per la Cina, Pechino replica: “Non accettiamo ricatti”

Pubblicato: 08/04/2025 07:19

Dopo le dichiarazioni di Trump nella notte, in cui ha parlato della necessità della «medicina» dei dazi «per risolvere la situazione», i mercati hanno aperto con un forte calo. La confusione è aumentata lunedì mattina (nel pomeriggio italiano) quando sono emerse voci secondo cui il presidente stesse considerando una pausa di 90 giorni prima di implementare i dazi “reciproci”, che entreranno in vigore il 9 aprile contro i Paesi con il maggior surplus commerciale, inclusa l’Unione Europea. L’annuncio, attribuito al consigliere economico Kevin Hassett, ha fatto salire e poi scendere i mercati quando è stato chiarito che non aveva mai pronunciato quelle parole. Hassett aveva risposto su Fox News che il presidente avrebbe preso la decisione che riteneva più giusta, ma qualcuno sui social media ha frainteso le sue dichiarazioni, e due testate rispettate come Cnbc e Reuters hanno ripreso la notizia. Dopo essersi scusati per l’errore, la storia si era già diffusa e successivamente è stata smentita dalla Casa Bianca come “fake news”, con una conferma anche da parte di Trump.
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Nel frattempo, sui social Trump ha minacciato di applicare una nuova tariffa del 50% sulla Cina, che si sommerebbe al 54% già previsto, se Pechino non rimuoverà il suo 34% di contro-dazi entro l’8 aprile. La risposta del portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, Liu Pengyu, è stata decisa: «Non ci piegheremo, minacciarci non è il modo giusto per interagire con noi». Nonostante le minacce, Trump ha poi dichiarato di avere “una buona relazione con Xi Jinping” e spera che rimanga tale. Tuttavia, nel suo messaggio, ha anche accennato ad altri negoziati con altri Paesi: «I negoziati con altre nazioni che ci hanno chiesto incontri cominceranno immediatamente». Secondo Politico, è stato il ministro del Tesoro, Scott Bessent, che si trovava in Florida domenica, a consigliare a Trump di spostare l’attenzione sui negoziati per evitare ulteriori crolli nei mercati, senza però abbandonare completamente le politiche protezionistiche. Bessent avrebbe sottolineato che «bisogna parlare di negoziati e dell’obiettivo finale», pur mantenendo le politiche in vigore.

Nel suo ufficio, Trump ha dichiarato che non c’è contraddizione nel dire che «i dazi possono essere permanenti e che possono esserci negoziati». Ma, come ha puntualizzato, i negoziati devono portare a un accordo vantaggioso per gli Stati Uniti, che rimuova ogni barriera per i prodotti americani e riequilibri la bilancia commerciale: per esempio, l’Ue dovrà comprare energia dagli Usa.

Il primo leader straniero a visitare la Casa Bianca ieri è stato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha chiesto uno «sconto» sui dazi (nel suo caso al 17%). Netanyahu ha promesso che il suo Paese eliminerà il deficit commerciale e le barriere commerciali molto rapidamente, diventando un modello per gli altri Paesi. Trump ha accennato alla possibilità di «buone soluzioni», confermando anche una telefonata con il premier giapponese e l’avvio di negoziati, come anticipato da Bessent.

Sui social, Trump ha anche scritto un altro messaggio, usando il termine “Panican!” (che ha coniato lui stesso), riferendosi a «un nuovo partito basato su persone deboli e stupide». Con queste parole, Trump ha manifestato il suo fastidio per il dissenso all’interno del partito repubblicano. La Casa Bianca ha avvertito il Congresso che porrà il veto a una proposta di legge bipartisan, firmata da 7 repubblicani, che cerca di limitare il potere del presidente di imporre i dazi unilateralmente: «Questa legge ridurrebbe in modo pericoloso l’autorità e il dovere del presidente di determinare la politica estera e proteggere la sicurezza nazionale».

Domenica sera, Trump ha anche confermato che Pechino ha fatto un passo indietro riguardo alla vendita di TikTok: «Eravamo vicini, poi la Cina ha cambiato l’accordo. Ma se abbasso un po’ i dazi, lo approveranno in 15 minuti, e questo dimostra il potere dei dazi, no?». Durante il fine settimana, ha parlato con molti leader stranieri («Ci dicono: “Per favore negoziate”. Ci offrono cose che non avremmo mai osato chiedere») e con i principali leader di Big Tech («Non danno la colpa a me»). Alla domanda su un possibile accordo di «dazi zero» con l’Europa, come suggerito da Elon Musk, Trump ha risposto: «L’Europa ha prosperato alle nostre spalle. Ora vogliono parlare, ma non c’è nulla da dire a meno che non ci paghino una fortuna». Ha aggiunto che è «una follia» che gli Usa difendano i Paesi Nato e allo stesso tempo vengano «fregati» nel commercio.

Infine, nello Studio Ovale, Trump ha definito la sua battaglia sui dazi «un onore», sottolineando che nessun altro presidente aveva osato affrontarla: «Sarebbe stato bello avere un mandato tranquillo, ma vedo una grande immagine alla fine… Alla fine, avremo un Paese più forte».

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