
L’entrata in vigore dei dazi imposti dagli Stati Uniti durante l’era Trump sta già mostrando i suoi primi effetti: crollo delle borse, tensione tra alleati e un clima di instabilità che coinvolge anche l’Europa. La questione è stata affrontata a Dimartedì, il talk di approfondimento politico in onda su La7, dove Giovanni Floris ha dialogato con diversi ospiti, tra cui Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia.
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Cacciari: “Europa unita solo sulla guerra”
Interrogato da Floris sul ruolo dell’Italia in un contesto internazionale teso e polarizzato, Cacciari ha allargato lo sguardo all’intera Unione europea, denunciando la sua fragilità: “Sui dazi, la situazione è molto diversificata. Credo che ci siano ancora margini di trattativa, ma solo se l’Europa si muoverà unita. Altrimenti ogni Paese agirà per conto proprio. Del resto fanno così su tutto, tranne che sulla guerra: lì sono tutti d’accordo”.
Il filosofo ha criticato duramente la scelta del rappresentante alla guida della politica estera europea, ritenendola simbolica di una visione miope: “Il ministro degli Esteri dell’Ue è un estone. Ma le pare possibile affidare un dicastero di questo tipo a un rappresentante di un Paese che ha come nemico storico la Russia?”.
“Democrazie da rifondare o sarà decadenza violenta”
Cacciari ha poi tracciato un quadro ancora più ampio, collegando la crisi attuale a un problema strutturale dell’Occidente: “L’Europa non è convinta del modello liberale. Per ragioni puramente militari, abbiamo incluso nell’Unione nazionalisti e sovranisti, in contraddizione con i valori fondanti del progetto europeo”.
Dazi di Trump, il commento di Massimo Cacciari: "L'Europa è unita solo sul continuare la guerra".#dimartedihttps://t.co/3b2nmAPoQa
— diMartedì (@diMartedi) April 8, 2025
Secondo il filosofo, l’Occidente è davanti a un bivio: o riformare le democrazie e rafforzare il sistema internazionale, oppure affrontare una decadenza che non sarà affatto pacifica. “Solo l’Unione Sovietica si è suicidata, ma è un caso unico. Le grandi potenze, di solito, non muoiono in silenzio”.
L’intervento ha suscitato reazioni forti nel pubblico, riaccendendo il dibattito su quale direzione debba prendere l’Europa di fronte a un mondo sempre più frammentato.