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Sanae Lahbil morta in riva al fiume, il ritrovamento che cambia tutto: “Ipotesi alternativa”

Pubblicato: 11/04/2025 21:02

La storia di Sanae Lahbil, una donna di 44 anni di origini marocchine, è quella di una vita segnata da difficoltà e solitudine, ma anche da dipendenze che ne hanno condizionato le scelte e il destino. La sua morte, avvenuta tra la notte del 3 e del 4 aprile 2025, ha suscitato interrogativi che la Procura di Bergamo e i carabinieri del Nucleo Investigativo, insieme agli uomini del Nucleo Sommozzatori di Treviglio, stanno cercando di chiarire, cercando di dare una risposta a un caso che si fa ogni giorno più complesso.

Il suo corpo senza vita è stato rinvenuto ai piedi del cavalcavia della superstrada della Val Seriana, in un punto tra Alzano Lombardo e Villa di Serio, nella zona del fiume Serio. All’inizio, gli investigatori avevano aperto un fascicolo per omicidio volontario, ma a distanza di quasi una settimana dal ritrovamento, gli sviluppi delle indagini portano a un’ipotesi che sembra farsi strada con maggiore insistenza: causa naturale.

Un’esistenza segnata da tribolazioni

La vita di Sanae Lahbil era stata segnata da una serie di eventi drammatici che ne avevano ridotto la qualità di vita. La donna aveva vissuto una dipendenza da alcol e cocaina che, unita a un contesto familiare disagiato, ne aveva plasmato un’esistenza precaria. Priva di un lavoro stabile, con un fratello morto in carcere e un altro detenuto, Lahbil aveva affrontato una vita piena di difficoltà. Cinque figli, dai quali era stata costretta a separarsi, e un’esistenza lontana dalla sua famiglia di origine avevano contribuito ad alimentare un disagio che si faceva sempre più profondo.

La sua condizione psicofisica sembrava essere estremamente fragile, e la sua morte potrebbe essere stata la tragica conclusione di un’esistenza segnata dalla sofferenza. Le autorità, infatti, non escludono che i suoi problemi con la droga e l’alcol abbiano avuto un ruolo determinante nel suo decesso, aggravato dalla sua situazione di disorientamento e solitudine.

Le ricerche nel fiume e l’ipotesi della morte accidentale

Le indagini sulla morte di Sanae Lahbil proseguono, e proprio oggi, 11 aprile 2025, si sono svolte nuove operazioni di ricerca lungo il fiume Serio, dove il suo corpo è stato trovato. I sommozzatori dei vigili del fuoco e i carabinieri hanno battuto il tratto del fiume a valle del punto di ritrovamento, cercando ulteriori indizi che possano spiegare la scomparsa di alcuni dei suoi indumenti, in particolare i pantaloni, che non erano stati trovati insieme al suo corpo. È proprio l’assenza di questi indumenti a far pensare che, una volta nel fiume, la donna possa essersi spogliata per attraversarlo, forse in stato di alterazione, spinta da ragioni che al momento rimangono oscure.

Secondo quanto ricostruito, Lahbil potrebbe essersi trovata in uno stato di confusione mentale, magari a causa dell’alcol o della cocaina, e aver deciso di attraversare il fiume senza rendersi conto dei pericoli. Le pietre del greto del Serio sono irregolari, scivolose e instabili, e la donna potrebbe essere caduta mentre cercava di guadare il fiume, rischiando di perdere i vestiti e ferirsi in modo non grave, ma sufficiente a causare lividi sulla parte anteriore del corpo. Il suo giubbotto rosso, trovato successivamente nei pressi della sponda di Villa di Serio, e il portafogli semi sommerso nella stessa area, sembrano suggerire che la donna avesse cercato di attraversare il fiume, ma senza riuscirci.

Le ultime ore di Sanae: testimonianze e ricostruzione

Le testimonianze degli ultimi conoscenti di Sanae Lahbil potrebbero fornire uno spunto fondamentale per la ricostruzione delle sue ultime ore di vita. Arrivata a Villa di Serio la notte tra il 2 e il 3 aprile, la donna si era rifugiata nell’appartamento di S.E., un elettricista 43enne di origine ghanese, con cui condivideva una relazione di dipendenza. Secondo quanto riferito da S.E., Lahbil si trovava in uno stato di forte agitazione e aveva assunto cocaina quella mattina. Subito dopo, Lahbil aveva lasciato l’appartamento accompagnata da un altro ospite, A.T., un uomo senza fissa dimora di origini italiane. I due si sono recati vicino al fiume Serio, dove si sono accampati per qualche ora.

A.T., stanco di rimanere all’aperto, ha deciso di abbandonare Lahbil verso le 17.00, lasciandola sola con un presunto spacciatore marocchino. Quest’ultimo, come gli altri testimoni, è stato identificato e sentito dai carabinieri. La sua versione, che ha trovato riscontro nelle telecamere di sorveglianza e nelle testimonianze raccolte, ha confermato che Sanae si trovava da sola sulle rive del fiume nel momento in cui l’uomo si è allontanato. Da quel momento, però, non si sa più nulla di lei. Il grande interrogativo che aleggia su questa vicenda è proprio quello che accadde da quel momento in poi.

Il mistero del fiume e le indagini in corso

Le indagini, basate su prove scientifiche e tecniche come gli esami tossicologici e istologici, sono ancora in corso. Seppur l’autopsia non abbia rilevato segni di violenza, né di traumi da trascinamento, le cause esatte della morte restano un mistero. Gli esami tossicologici dovrebbero fornire una risposta definitiva, stabilendo se la morte sia avvenuta per overdose, per un infarto causato dallo stress fisico e psicologico, o per il freddo, i stenti e la solitudine.

Al momento, l’ipotesi di una morte accidentale legata a stato di alterazione mentale, malesseri improvvisi o perdita di orientamento sembra essere la più accreditata. Il fatto che la donna fosse sola, con pochi riferimenti e senza alcuna protezione, aumenta il sospetto che sia stata trascinata dalla corrente mentre cercava di attraversare il fiume.

L’indagine, dunque, prosegue nella speranza che i risultati degli esami possano svelare la verità, ma anche nel dolore e nel mistero che circondano la fine di una vita già tanto segnata dalla sofferenza.

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