Max Romeo se n’è andato. Venerdì, nella sua amata Giamaica, ha chiuso gli occhi per sempre a 80 anni. Il mondo della musica perde uno dei suoi reggaeman più amati. Non un semplice cantante, ma una vera leggenda.
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Canzoni immortali
Tre titoli bastano per spiegare tutto: «Chase the Devil», «One Step Forward», «War Inna Babylon». Questi brani hanno segnato un’epoca. Hanno spinto Max Romeo sul podio dei grandi, giusto un gradino sotto sua maestà Bob Marley. Non è un’esagerazione, è la realtà.
Dalle piantagioni al successo
Max, all’anagrafe Maxwell Livington Smith, cresce poverissimo. Lavora nelle piantagioni da ragazzo. Conosce presto Bob Marley. Poi arriva l’incontro con Lee Scratch Perry, genio della produzione. Nasce così un nuovo suono. Non solo ritmo, ma anche denuncia. Il 1976 segna il punto più alto: “War Inna Babylon” conquista tutti. Parole forti, ritmi in levare, spirito rivoluzionario.
Il sogno interrotto
Negli anni ’80 qualcosa si rompe. I Rolling Stones lo vogliono come corista per Emotional Rescue. Keith Richards gli produce un album. Ma il grande successo non torna. Max lascia la Giamaica. Si trasferisce a New York. Lavora in un negozio. Ma il suo pubblico non lo dimentica.
La rinascita
Negli anni ’90, Max Romeo torna. Sale di nuovo sui palchi. Voce potente, band di dieci musicisti, energia pura. I concerti diventano spettacoli veri. Un ritorno da gigante. Il reggae ritrova uno dei suoi profeti.
Un’eredità enorme
Oggi Max Romeo non c’è più. Ma la sua musica resta. Forte, vera, indimenticabile. Un uomo che ha raccontato rabbia, sogni e speranza con la voce e il cuore. Il reggae piange uno dei suoi figli più grandi.