
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, alla ragazzina di 11 anni che giovedì pomeriggio è stata violentata nell’androne di casa, mancavano solo pochi passi e con le chiavi già in mano stava per aprire il portone del suo palazzo in viale San Marco a Venezia. Il violentatore era alle sue spalle.
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Non un rumore. Nessun segnale. Solo una telefonata e una voce amica all’altro capo del cellulare. La ragazza stava rientrando a casa quando è stata aggredita all’ingresso del palazzo, in pieno centro. Aveva il telefono all’orecchio, parlava e rideva. In quei pochi istanti, Massimiliano Mulas, 45 anni, sardo originario di Tempio Pausania, l’ha osservata in silenzio. Poi si è avvicinato, ha aspettato il momento giusto. Quando la giovane ha sentito lo schiocco della serratura del portone e ha aperto per entrare, è stata spinta con forza all’interno.
In pochi secondi, i sorrisi si sono trasformati in urla di terrore. L’amica, ancora in linea, ha sentito tutto. È scattato subito l’allarme. Mulas è stato fermato poche ore dopo dai carabinieri in via Piave. Ora si trova in una cella, in attesa dei provvedimenti della magistratura.
Ed è bastato inserire il nome nelle banche dati per scoprire che non è la prima volta che si macchia di reati a sfondo sessuale. In Veneto nel 2006 il 45enne di Tempio Pausania aveva già subito una condanna pesante a otto anni, per aver violentato, o tentato di farlo, due studentesse nel Padovano. Ma non era l’unico precedente. Quando commise quei due episodi aveva appena finito di scontare una condanna a quattro anni e mezzo per rapina e violenza sessuale ai danni di una turista in vacanza a Pieve di Cavalese, in Trentino. Qualche anno fa un’altra violenza contestata a Perugia.