
Arrestato a Venezia con l’orribile accusa di violenza sessuale nei confronti di una ragazzina di 11 anni, Massimiliano Mulas è un uomo di 45 anni, nato a Bruchsal, Baden-Württemberg, Stato della Germania meridionale. La sua storia, fatta di precedenti aggressioni nei confronti di altre donne, ha scatenato rabbia e indignazione: com’è possibile che un uomo così pericoloso fosse ancora a piede libero? Domande che, probabilmente, non avranno mai una risposta.
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Aggressione, fuga e arresto
La ragazza di 11 anni stava tornando dalla palestra e parlava con un’amica al cellulare al momento della violenza: ha estratto dalla tasca le chiavi di casa e ha aperto il portone, quindi è stata spinta e bloccata nell’androne. L’orrore si è interrotto per l’intervento di una terza persona, un condomino che, rincasando, ha visto la scena e messo in fuga dell’aggressore, che indossava un passamontagna per nascondere il volto.
I carabinieri hanno fermato Mulas all’uscita a stazione di Mestre poco più di tre ore dopo: era di ritorno da Padova, dove avrebbe comprato/si sarebbe procurato degli abiti nuovi. L’Arma ha ricevuto la chiamata dalla polizia ferroviaria, che ha individuato il sospetto grazie alla foto della carta d’identità: a terra, nell’adrone di viale San Marco, è stato trovato il portafoglio perso dall’aggressore durante la violenza. Due le scoperte fatte sull’aggressore. La prima: Mulas ha una carriera criminale puntellata di reati a sfondo sessuale. La seconda: le prede, nel corso degli anni, diventano via via più giovani. Gli ultimi assalti, quelli noti alla giustizia per lo meno, riguardano minori. Prima della giovanissima di Mestre, sarebbe toccato a una 14enne: fatto accaduto a Perugia, nel 2019.

I tanti precedenti
Una lunga scia di orrore, quella del violentatore di Mestre negli spostamenti lungo l’Italia. La prima risale al 1998, Nuoro: il 19enne Mulas mozza la testa di un cane, la infila in un fustino di Dash e la recapita a una ragazza. Con la testa c’è un biglietto: dammi 300 mila euro o ti riduco nello stesso modo.
Poi nel 2002 a Pieve di Cavalese: un 21enne cameriere in prova in un ristorante del paese tenta di violentare una turista. La donna, mantovana, 33 anni, sotto la minaccia di un coltello, è costretta a consegnare i soldi che ha nella borsa e poi viene strattonata e trascinata dietro a un chiosco: si salva dalla violenza perché una pattuglia dei carabinieri di passaggio nota la scena e blocca l’aggressore, ovvero lo stesso Massimiliano Mulas. Arresto, processo e condanna: 4 anni e sei mesi da scontare nel carcere di massima sicurezza «Due palazzi», di Padova.
Il 14 settembre 2006, a Padova, mette nel mirino una studentessa 21enne, di Verona. La ragazza rincasa nel pomeriggio e, come la giovanissima di Mestre, viene presa alle spalle sotto casa. La minaccia del coltello, come accaduto in Trentino, serve a farsi dare i soldi: 5 euro, tutto quel che c’è nelle tasche di una studentessa fuori sede. Rapinatore e vittima salgono in casa, lui sbatte lei sul letto e cerca di spogliarla minacciando di ammazzarla se non tace. Lei, però, lotta. Come ricostruito dal Corriere della Sera, nella concitazione l’uomo perde un orecchino e, dopo la denuncia, è grazie a quello che la Mobile di Padova individua il responsabile: Mulas. Dopo l’arresto la polizia scopre come, il 3 ottobre, solo due settimane dopo la prima violenza, un’altra studentessa, stavolta americana, sia stata vittima della stessa persona: Mulas l’aveva seguita, aggredita alle spalle appena aveva estratto le chiavi di casa, spinta nell’androne e lì abbracciata e palpeggiata. La ragazza si era salvata gridando e grazie all’intervento di alcuni condomini.
La condanna, stavolta, è pesante: 8 anni e tre mesi per il doppio tentato stupro; l’imputato, di anni, ne ha 27. L’ultima violenza di cui resta traccia negli atti di giustizia risale a sei anni fa, stavolta a Perugia. È anche la prima con vittima minorenne: si sarebbe trattato di una 14enne. Come in precedenza, peraltro alla ritrovata libertà segue, in tempi relativamente brevi, il nuovo reato.