
Il quarto arresto è quello definitivo per Lorenzo Sbraccia, imprenditore romano di 57 anni, noto per l’arricchimento ottenuto grazie ai superbonus edilizi 110% con la sua azienda Fenice srl, oggi Sbr Costruzioni Generali. Dopo aver schivato per mesi varie richieste cautelari, lunedì il gip Fabrizio Filice ha disposto la custodia in carcere per gravi indizi legati a una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
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Inchiesta sulle pressioni mafiose nel contenzioso civile
Secondo la ricostruzione della Procura, Annunziatino Romeo, già condannato nel 1991 per traffico di droga e cugino del noto pentito Saverio Morabito, avrebbe agito come mediatore su richiesta dell’investigatore privato Carmine Gallo, nel contenzioso che vedeva Sbraccia opposto alla G&G Costruzioni dei fratelli Claudio e Luca Motterlini. Romeo avrebbe accettato di intervenire nel maggio 2023, con la promessa di un compenso, minacciando la controparte con modalità tipiche della criminalità organizzata, allo scopo di costringerla a una transazione stragiudiziale.
Le nuove accuse dopo le dichiarazioni di Romeo
Il gip, che in precedenza aveva respinto tre richieste di arresto nei confronti dell’imprenditore, ha ora condiviso la nuova valutazione del pm De Tommasi alla luce dell’interrogatorio reso da Romeo il 25 marzo. Nella nuova ordinanza del 4 aprile, emerge un quadro di infiltrazione mafiosa, con un interesse criminale che avrebbe superato e poi sostituito quello economico iniziale di Sbraccia.

Altri arresti e misure cautelari
Oltre a Sbraccia e Romeo, sono finiti in carcere anche l’avvocato Umberto Buccarelli, Francesco e Pasquale Barbaro, Giuseppe Trimboli, Francesco Baldo e Fulvio Cilisto. Ai domiciliari con braccialetto elettronico è stato invece posto Samuele Calamucci, ex socio di Gallo. Secondo il gip, l’ambiente criminale contiguo alla ’ndrangheta avrebbe progressivamente assunto il controllo della vicenda, perseguendo interessi propri e indipendenti da quelli dell’imprenditore romano.
Il contesto: Equalize, dossier e tangenti
Sbraccia era già emerso come uno dei principali clienti dell’agenzia investigativa Equalize, coinvolta in un’inchiesta per dossieraggi illeciti. Avrebbe speso oltre un milione di euro per ottenere informazioni riservate, secondo le indagini. Nei verbali di Calamucci, si fa riferimento persino a una tangente da 250 mila euro ipoteticamente destinata a un membro del Csm, per influenzare una nomina giudiziaria nel Centrosud. Con quest’ultimo arresto, il quadro giudiziario si complica ulteriormente, delineando una rete di relazioni pericolose tra imprenditoria, ambienti investigativi e criminalità organizzata.