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La nuova nemica di Putin, ecco chi è Kaja Kallas: “Non ho paura di lui”

Pubblicato: 16/04/2025 08:04

La tregua in Ucraina resta un miraggio, mentre sul campo si continua a combattere e a morire. I tentativi di mediazione da parte degli Stati Uniti sembrano infrangersi contro posizioni troppo distanti tra Mosca e Kyiv. L’ultima strage di civili a Sumy, attribuita ai bombardamenti russi, è solo l’ennesima dimostrazione della mancanza di volontà negoziale da parte del Cremlino. A complicare ulteriormente il quadro, anche le parole di Donald Trump, che incolpa Zelensky e Biden per il conflitto, alimentando una narrazione controversa e divisiva.

Nel frattempo, l’Unione Europea prende ufficialmente le distanze da Vladimir Putin. A farlo è la nuova Alto rappresentante per la politica estera, Kaja Kallas, che in un’intervista a La Repubblica definisce la Russia “una dittatura”. Le sue parole sono dure e senza giri di parole: “Putin è un dittatore, non mi faccio intimidire dalle sue minacce. In Russia non esistono più elezioni libere, l’ultima volta è stato con Eltsin. Da allora il sistema è diventato autoritario, con le alternative politiche eliminate e il potere concentrato nelle mani di pochi fedelissimi, come esercito e polizia”.

Kallas non ha dubbi su chi sia il responsabile dell’invasione. “In questa guerra c’è un aggressore e c’è una vittima. La Russia ha violato la sovranità dell’Ucraina e continua a colpire civili. Kyiv non ha provocato questo conflitto. È stata attaccata”, ribadisce la leader estone, che invita l’Occidente a non farsi trascinare da narrazioni ambigue. Le sue parole sono anche un messaggio diretto a Trump, a cui chiede di spostare la pressione su Mosca, e non su chi si sta difendendo.

“La Russia avrebbe potuto mostrare buona volontà: restituendo i bambini deportati, rilasciando i prigionieri di guerra, compiendo gesti concreti. Ma non lo ha fatto. Gli ucraini resistono, ma hanno bisogno di armi, di aiuti e di sanzioni più dure contro Mosca”, avverte ancora Kallas, che sottolinea l’importanza di una risposta compatta da parte dell’Unione Europea. Il sostegno militare e politico, dice, deve essere continuo e senza tentennamenti.

Intanto sul terreno la guerra va avanti, con una popolazione stremata e una ricostruzione ancora lontana. Le parole di Kallas segnano un punto di svolta nella posizione europea, più netta e meno diplomatica, mentre la pace appare ancora distante e la Russia continua ad alzare il livello dello scontro. In questo scenario, l’unità dell’Occidente e il sostegno all’Ucraina diventano ancora più cruciali.

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