
In tempi in cui il palinsesto televisivo è dominato da talent, reality e fiction sempre più seriali, una scommessa culturale sembrava destinata a restare di nicchia. E invece no. Il Grande Romanzo della Bibbia, il ciclo di puntate firmato da Aldo Cazzullo su La7, si è rivelato un successo sorprendente: una media di 1 milione e 225mila spettatori a puntata, con picchi del 7% di share. Numeri davvero incredibili.
L’ultima puntata, in onda oggi mercoledì 16 aprile, chiude il cerchio con un viaggio che tiene insieme re Davide e re Salomone, le grandi donne della Bibbia e il mistero della resurrezione. Un finale quasi liturgico, trasmesso durante la Settimana Santa, che conferma la forza evocativa di un testo che, a migliaia di anni di distanza, continua a parlare alle nostre inquietudini. Ma la vera resurrezione, in questo caso, è quella della televisione d’autore, in grado di trasformare un libro in un viaggio, e un viaggio in un’esperienza.
Aldo Cazzullo non è un predicatore, e nemmeno un divulgatore nel senso tradizionale. È un narratore curioso con lo zaino in spalla e la penna affilata. Ha portato in tv lo spirito del suo bestseller Il Dio dei nostri padri, che nel 2024 è diventato il libro più venduto d’Italia, segno che la Bibbia non ha perso fascino, anzi: è tornata ad averne. E il giornalista del «Corriere della Sera» l’ha fatto con il suo stile ormai inconfondibile: unire il racconto storico al vissuto personale, la fede alla cultura, la parola scritta alle immagini forti. Il risultato? Un mix di emozione e riflessione che raramente si vede sul piccolo schermo.
Non è un caso che Cazzullo abbia scelto di raccontare la Bibbia come un grande romanzo. Perché lo è. Dentro ci sono tutte le passioni, i dolori, le battaglie, i tradimenti e le redenzioni che animano i nostri racconti da millenni. Profeti, prostitute, eroine, giudizi tremendi e salvezze inattese. Se il termine «salomonico» è entrato nel linguaggio comune, non si può fare a meno di rievocare la saggezza del re a cui si deve l’etimologia: «Il suo fu un giudizio esemplare. Due prostitute che vivevano nella stessa casa ebbero entrambe un figlio, solo che uno dei due morì nel sonno. Entrambe le donne sostenevano di essere la madre del figlio rimasto e si rivolsero a Salomone per ottenere giustizia. Il Re disse loro di prendere una spada e tagliarlo a metà, così ognuna delle due ne avrebbe avuto una parte: quella che non era la vera madre acconsentì, mentre l’altra si tirò indietro, piuttosto datelo a lei ma non uccidetelo. Così Salomone scoprì chi non stava mentendo». Una storia potente, che ancora oggi ci fa riflettere su concetti come verità, giustizia, empatia.
E poi ci sono le donne. Giuditta, che salva la sua città seducendo (senza cedere) e decapitando Oloferne. Ester, che salva il suo popolo con intelligenza e coraggio. Susanna, che denuncia i suoi molestatori e ne ottiene la condanna: una figura incredibilmente moderna, raccontata da Cazzullo accanto alla testimonianza di Lucia Annibali. È questa la forza del format: l’antico che parla al presente, senza forzature, ma con risonanze potenti. Come quando, parlando della resurrezione di Lazzaro, Cazzullo ricorda che fu proprio quel miracolo “troppo potente” a segnare la condanna a morte di Gesù.
L’ambizioso progetto, prodotto da Stand by Me di Simona Ercolani, ha saputo coniugare rigore e spettacolo. I luoghi scelti (dal deserto alla Basilica di Santa Maria Maggiore, dal Duomo di Siena con il suo pavimento istoriato) non sono solo scenografie, ma veri e propri testimoni della storia. La regia di Claudio Pisano, sobria ma coinvolgente, ha accompagnato il racconto senza mai sovrastarlo. Il vero miracolo, però, è stato un altro: aver riportato al centro del dibattito pubblico non solo un testo fondativo, ma anche il bisogno di senso che lo accompagna. «Tutti prima o poi ci dobbiamo confrontare con la morte. E non sei mai preparato. Io la Bibbia ho cominciato a leggerla al capezzale di mio padre. Leggendola non ho ritrovato la fede, ma più ci ripenso e più una speranza mi viene fuori», ha confessato il vicedirettore del «Corriere», presentando il suo libro alla libreria Rizzoli a Milano lo scorso ottobre.
«La Bibbia non è un libro per credenti è un libro per tutti. Chiunque voglia capire la nostra civiltà, i nostri valori, il nostro immaginario, deve fare i conti con la Bibbia», ha evidenziato sempre Aldo Cazzullo. E se la tv riesce a farlo senza retorica, ma con passione e competenza, allora vale la pena sintonizzarsi. Come ha scritto oggi Renato Franco sul Corriere della Sera, Il Grande Romanzo della Bibbia è stata «un’altra scommessa vinta» dopo il libro ormai best seller, che ha saputo ricostruire la mentalità dell’uomo, le sue paure. E non poteva essere altrimenti: quando si racconta la storia delle storie, il pubblico lo capisce. E ascolta.