
Un guasto tecnico, una corsa contro il tempo, e la salute di molti pazienti appesa alla buona volontà di un solo medico. Quello che doveva essere un normale periodo di cura per alcuni malati oncologici si è trasformato in una situazione di emergenza che sta sollevando non poche perplessità. A far discutere è il caso di un primario costretto a rientrare dal congedo per sopperire a una mancanza organizzativa che, ad oggi, non ha ancora trovato una soluzione definitiva.
Il problema nasce da un’improvvisa indisponibilità della cosiddetta “camera bianca”, ovvero la sala sterile utilizzata per preparare farmaci antiblastici, essenziali per la terapia dei pazienti oncologici. Un malfunzionamento ha compromesso l’intera catena operativa, bloccando di fatto la produzione interna dei medicinali. Nonostante le rassicurazioni da parte della direzione sanitaria, la situazione resta critica e le cure proseguono solo grazie all’intervento diretto del dottor Domenico Santangelo, primario dell’unità di oncologia.

«Sono stato contattato da una paziente oncologica che mi ha riferito che il dottor Santangelo, nonostante fosse in congedo, si è messo in auto per recuperare i farmaci salvavita da un altro presidio ospedaliero distante oltre cento chilometri», ha dichiarato un deputato regionale. Un gesto definito encomiabile, che però evidenzia una falla preoccupante nel sistema sanitario. «Al netto della gratitudine, mi chiedo: non ci avevano assicurato che il problema fosse stato risolto?», ha aggiunto.
Secondo la ricostruzione ufficiale, il malfunzionamento è stato causato da un imprevisto allagamento nella sala sterile. La direzione sanitaria ha quindi provveduto a dirottare temporaneamente le preparazioni verso un’altra struttura, mentre il primario – seppur in ferie – è tornato in servizio per garantire la continuità terapeutica. «Tale terapia deve essere confezionata in ambienti sterili, non si può improvvisare», ha precisato il direttore sanitario.
Tuttavia, a distanza di giorni, i farmaci continuano ad arrivare con ritardi e il carico ricade ancora sulle spalle di chi ha deciso di non voltarsi dall’altra parte. «Il numero delle persone in attesa delle cure è salito a venti. Nessuno ha certezze sui tempi. È questa la sanità che ci meritiamo?», ha concluso il deputato, chiedendo risposte concrete e immediate.