
La scomparsa del Pontefice ha riacceso un dibattito rimasto in sordina per mesi, ma mai sopito all’interno delle mura vaticane. La questione riguarda la possibile presenza del controverso cardinale al prossimo Conclave, un evento che potrebbe segnare profondamente la transizione ecclesiastica nei prossimi mesi. La notizia, emersa da una dichiarazione stringata della Sala Stampa vaticana, ha avuto subito risonanza: «Presumo di sì, sono invitati tutti», è stata la risposta secca alla domanda sulla convocazione del prelato sardo alle congregazioni preparatorie.
Un dettaglio non da poco, che riporta in primo piano un caso controverso. Il suddetto cardinale, commentando l’ipotesi della sua esclusione, ha dichiarato: «Il Papa ha riconosciuto intatte le mie prerogative cardinalizie, in quanto non vi è stata una volontà esplicita di estromettermi dal Conclave né la richiesta di una mia esplicita rinuncia per iscritto». Le sue parole fanno riferimento all’ultimo Concistoro, in cui fu creato cardinale Arrigo Miglio, già arcivescovo di Cagliari. Ma di chi si parla?

Angelo Becciu, 76 anni, è stato una figura chiave nei vertici della Santa Sede, fino a quando nel 2020 Papa Francesco lo sollevò da ogni incarico e ne sospese alcune prerogative cardinalizie. Al centro della decisione, un’indagine su presunte irregolarità finanziarie nella Segreteria di Stato, tra cui l’acquisto discusso di un immobile di lusso nella capitale britannica. Becciu ha sempre negato ogni illecito.
È stato il primo cardinale nella storia ad affrontare un processo penale davanti a un tribunale vaticano ordinario. Il procedimento, chiuso nel dicembre 2023, si è concluso con una condanna a 5 anni e 6 mesi per peculato e abuso d’ufficio. La sentenza non è definitiva, e Becciu ha già presentato appello, sostenendo che il processo sia stato “politico”.
Nonostante tutto, il diritto canonico è chiaro: finché la porpora non viene revocata ufficialmente, un cardinale con meno di 80 anni può partecipare a un Conclave. Nessun atto formale, infatti, lo ha escluso.
Tuttavia, la sola idea che possa votare – o peggio, essere votato – genera forti tensioni nella Curia. Un suo eventuale ingresso nelle congregazioni generali, dove si discutono i temi fondamentali per la scelta del nuovo Papa, potrebbe rappresentare un segnale di reintegro silenzioso, ma anche una miccia pronta ad accendere nuove polemiche all’interno della Chiesa.