
«Con la Sua bontà ha illuminato il mondo e ha cambiato la Chiesa. Mi è stato vicino in momenti difficili e mi ha aiutato con la Sua preghiera, il Suo affetto e il Suo discernimento». Le parole di Mario Draghi non sono mai casuali. E ancora meno lo sono quando parla in prima persona. Il messaggio con cui l’economista ha salutato Papa Francesco, dopo la notizia della sua morte, è breve, sobrio, eppure pieno di significati. Perché esso rivela un rapporto personale, quasi confidenziale, e suggerisce inoltre un filo che univa questi due uomini apparentemente distanti (un banchiere centrale e un Pontefice), ma in realtà vicini più di quanto si pensi.
Entrambi formati alla scuola dei gesuiti (Draghi al Massimo di Roma, Papa Francesco in Argentina e poi in tutto il mondo) condividevano l’idea di responsabilità come vocazione. Non era solo etica, si trattava di metodo: fare bene il proprio dovere, nel silenzio, senza enfasi. Impegnarsi e agire al meglio delle proprie possibilità. Non essere spettatori, ma attori della storia. Il discernimento, parola chiave della spiritualità di Sant’Ignazio di Loyola, li accomunava. Ma anche una certa allergia per l’apparenza e un rispetto profondo per il tempo: quello degli altri, prima ancora del proprio. Un riconoscimento simbolico, in questo senso, fu la nomina di Draghi alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali nel luglio 2020. Una scelta di Francesco, che riconosceva pubblicamente non solo il profilo tecnico, ma anche umano, dell’ex presidente della Bce. E fu l’unica carica accettata da Draghi in quel periodo tra le due fasi della sua carriera.
I due non si frequentavano sotto i riflettori, non si davano del “tu” in pubblico. Eppure Mario Draghi riconosceva in Francesco una guida spirituale, e il Papa, che pure non risparmiava critiche al mondo della finanza, lo ha sempre difeso. Quando Draghi lasciò la Bce, il Santo Padre lo ricevette in Vaticano con un’udienza che fu definita “straordinariamente affettuosa”. E nei momenti più duri della pandemia e della crisi energetica, non mancò il sostegno discreto del Papa: una preghiera, una telefonata, un incoraggiamento.
Papa Francesco, dal canto suo, parlando di Draghi in un’intervista del 2022, lo definì «un uomo di alta qualità internazionale». Una frase secca, ma pesante, soprattutto detta da un Papa che non distribuisce complimenti a caso. Li univa anche il modo di parlare ai giovani: Draghi con il celebre «prendetevi il posto che vi spetta», Francesco con il suo «fate chiasso». Due voci diverse, ma una stessa urgenza: restituire ai ragazzi un orizzonte, senza retorica né paternalismi. E poi la verità: Draghi la cercava tra i numeri, Francesco nei cuori. Ma entrambi erano allergici alla demagogia, agli slogan dei politicanti.
Nel suo discorso di insediamento a Palazzo Madama, Draghi citò direttamente Papa Francesco sul tema dell’ambiente: «Le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento». Un chiaro segnale dell’armonia di visione su questioni globali, etiche, civili. Un altro momento emblematico fu la partecipazione congiunta agli Stati Generali della Natalità nel 2021. Draghi, allora presidente del Consiglio, e il Pontefice parlarono entrambi da un palco che sembrava un laboratorio di futuro. L’ex numero uno della Bcc disse: «Un’Italia senza figli è un’Italia che lentamente finisce di esistere». E Papa Francesco era dello stesso avviso: «Una società che non accoglie la vita smette di vivere». Due voci, un’unica direzione: il futuro non si governa solo con i conti, ma con la speranza.
Pochi mesi fa, all’evento “Etica e responsabilità” voluto dalla premier Giorgia Meloni, Draghi e Papa Francesco si sono ritrovati sullo stesso palco. Il Santo Padre, già affaticato, portò una riflessione profonda sulla centralità dell’umano. L’economista parlò di sfide globali e della necessità di una politica che ritrovi coraggio e competenza. Insomma, tra i due c’era una perfetta sintonia, si intendevano. Più volte l’ex governatore della Banca di Italia è stato ricevuto da Bergoglio in udienza privata. L’uno ha cercato di cambiare la Chiesa, l’altro di salvare l’Europa. Con mezzi diversi ma uno stesso stile: basso profilo, concretezza, etica della responsabilità. Papa Francesco ha saputo illuminare anche il mondo laico. E Draghi, con quel messaggio di ieri breve e sincero, gli ha reso il tributo più raro e prezioso: la gratitudine.