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Papa Francesco, la “facies hippocratica” che anticipava la fine: non poteva essere salvato

Pubblicato: 22/04/2025 17:55

Alle 6 del mattino Papa Francesco si sveglia come sempre. La giornata era appena iniziata, il ritmo lento e scandito di chi da tempo convive con una salute fragile. Ma un’ora dopo, qualcosa cambia. Un malessere improvviso, all’apparenza inspiegabile. Il tempo di allertare i medici, di ipotizzare un ictus cerebrale. Poi il declino rapido, inarrestabile. Il Vaticano conferma poco dopo: si è trattato di un deficit neurologico improvviso, culminato in una sequenza fatale. A parlare è Andrea Arcangeli, medico vaticano: «Ictus cerebri, coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile». Eppure, secondo molti, i segnali c’erano già. Bastava guardare con attenzione il volto del Pontefice durante l’ultima apparizione pubblica, il giorno di Pasqua.

Gli esperti parlano di facies hippocratica. Occhi infossati, volto incavato e privo di espressione, colore grigiastro, pallore peri-orale, e soprattutto un particolare che non è passato inosservato: il naso, affilato e scavato. Un segno chiaro, dicono i medici, di una riduzione del flusso sanguigno alle zone periferiche. Un indizio che il corpo stava già rinunciando a combattere. «È un segnale che preannuncia, nei pazienti affetti da gravi patologie, il probabile ed imminente esito finale», spiegano gli specialisti.

A fare chiarezza è Francesca Romana Pezzella, neurologa della Stroke Unit dell’ospedale San Camillo di Roma. «L’ictus cerebrale è un danno al cervello persistente, dovuto a problemi vascolari», spiega al Corriere. Le cause possono essere due:

  • Ischemia, ovvero l’occlusione di un’arteria cerebrale.
  • Emorragia, la sua rottura. Ed è questa, con ogni probabilità, l’origine del collasso del Papa.

Tra i sintomi premonitori: difficoltà nel parlare, debolezza agli arti, paresi facciale. L’unico modo per distinguere le due forme è la TAC. E il tempo è tutto: «Ogni secondo conta. È sbagliato farsi accompagnare in ospedale, bisogna chiamare il 112», avverte la dottoressa. L’età, naturalmente, gioca un ruolo cruciale. «L’incidenza raddoppia per ogni decade dopo i 55 anni», ricorda Pezzella. E se in famiglia ci sono precedenti, il rischio sale del 30%. Il Papa soffriva anche di problemi respiratori, ma non sarebbero stati determinanti. «L’ictus non ha niente a che vedere con i problemi respiratori. Potrebbe essere stato provocato da un picco di ipertensione», ipotizzano i medici.

Jorge Mario Bergoglio era iperteso, diabetico e in sovrappeso: un cocktail ad alto rischio. Sul Giornale, Melania Rizzoli ritorna sulla facies hippocratica del Pontefice, tipica di situazioni gravi come la peritonite, gravi emorragie o insufficienze respiratorie. E cita il Facial Action Coding System (FACS), un sistema che permette di valutare lo stato clinico di un paziente osservandone solo il volto.

Un piccolo sollievo, forse. Secondo Elena Bignami, presidente della Società italiana di anestesia e rianimazione, «anche se si fosse trovato in una struttura sanitaria, non si sarebbe potuto fare di più». «Un ictus grave può portare al coma molto rapidamente. Il cuore si scompensa e sopraggiunge la morte», dice a Repubblica. Ma aggiunge: «Molto probabilmente non ha sofferto. È andato in coma quasi subito».

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