
Qual è il Galateo per il funerale di Bergoglio? Quando un Papa muore, Roma si fa centro del mondo. Le sirene si spengono, le agende si svuotano, le delegazioni internazionali atterrano. È un momento che mescola sacro e politico, devozione e rappresentanza. Un momento in cui la forma è sostanza, e ogni gesto ha il peso della tradizione. Anche l’abbigliamento diventa un messaggio. Un codice visivo che parla di lutto, di rispetto, di appartenenza. Il protocollo vaticano non lascia spazio all’improvvisazione.
Per chi partecipa alle esequie del Vescovo di Roma, le regole sono scolpite nel cerimoniale con precisione millimetrica. Il nero domina. È il colore della penitenza, del dolore composto, del silenzio condiviso. Capi di Stato, famiglie reali, ambasciatori, ministri: tutti sono chiamati a indossare il lutto. Un lutto universale, sobrio, senza sbavature. Per le donne, è richiesto un abito nero, rigoroso ma non appariscente, con maniche lunghe o almeno a tre quarti, e una lunghezza che scenda sotto il ginocchio. Il velo nero sul capo, la tradizionale mantiglia, non è più obbligatorio, ma resta un dettaglio eloquente per chi vuole sottolineare deferenza e continuità con la liturgia. Scarpe chiuse, tacchi moderati, borse piccole e discrete.
Gli uomini devono optare per un completo scuro – nero, antracite, blu notte – con camicia bianca e cravatta nera. Anche qui, nessun eccesso, nessun vezzo. Le scarpe, nere ed eleganti, chiudono il quadro. In Vaticano non si entra con fronzoli: si entra con misura. Esiste poi un’eccezione, sospesa proprio in queste occasioni: il celebre “privilegio del bianco”. Una concessione antica, riservata a poche regine e principesse cattoliche – Spagna, Belgio, Lussemburgo, Monaco e Casa Savoia – che consente loro di presentarsi vestite di bianco davanti al Papa. Un segno di alleanza storica con la Santa Sede. Ma quando il Papa muore, anche questo privilegio si eclissa. La liturgia del lutto prevale su ogni distinzione. Anche le sovrane si vestono di nero.
Il clero, naturalmente, segue le regole liturgiche. I cardinali si presentano in porpora, colore del sangue versato per la fede. I vescovi indossano il viola, simbolo della penitenza. I religiosi partecipano con l’abito proprio del loro ordine, nel segno della sobrietà consacrata. Ogni colore, ogni tessuto, ha un senso. Niente è casuale.
E poi c’è l’ultimo abito, quello che racconta più di tutti: le vesti del Papa defunto. Non il bianco pontificale, né il viola del lutto. Ma il rosso. Un rosso acceso, potente. È il colore del martirio, che ricorda la morte di San Pietro e la possibilità di ogni Papa di dare la vita per la Chiesa. È anche il colore del fuoco, della Pentecoste, dello Spirito Santo che guida e consacra. Quelle vesti rosse non sono solo un addio: sono una consegna. La testimonianza finale di una vita vissuta nella fede, nel sacrificio, nel servizio universale.
Quando il corteo attraversa Piazza San Pietro, non è solo un funerale. È una narrazione millenaria che si rinnova. Una coreografia di simboli, silenzi e colori che dice chi siamo e da dove veniamo. E mentre il mondo osserva, Roma si conferma, ancora una volta, il cuore che batte tra Cielo e Terra.