
La scomparsa di Papa Francesco ha scosso profondamente il mondo cattolico. L’annuncio ufficiale della morte del pontefice argentino ha segnato la fine di un’epoca segnata da riforme, aperture e forti prese di posizione sociali. Mentre i fedeli si riversano in San Pietro per l’ultimo saluto, il clima è già carico di tensione per ciò che verrà: la scelta del nuovo Papa.
A poche ore dal lutto, si sta già aprendo uno scontro ideologico su chi guiderà la Chiesa Cattolica nel prossimo futuro. Dietro le quinte, lobby e gruppi ecclesiali si muovono in vista del conclave. Tra questi, è particolarmente attivo il fronte dei cattolici conservatori americani, vicini all’ex presidente Donald Trump, che auspicano una netta discontinuità rispetto all’impostazione progressista di Francesco.
Un Papa “in stile Trump”: il sogno dei cattolici Maga
Nei circoli religiosi statunitensi legati al movimento MAGA (Make America Great Again), prende piede un’idea sempre più esplicita: eleggere un papa che possa incarnare i valori tradizionali, con lo stesso spirito di “rottura” incarnato da Trump in politica. Jesse Romero, noto podcaster cattolico di Phoenix, ha parlato apertamente di un “Papa come Trump“, chiamato a “ripristinare i valori cristiani fondamentali”.
Critiche severe sono arrivate anche da Roger Stone, consigliere storico di Trump, che ha definito “ipocrite” le celebrazioni postume e ha messo in discussione la legittimità del pontificato di Francesco. Il dissenso non è recente: il papa è stato spesso attaccato per le sue aperture verso le coppie omosessuali, l’attenzione ai migranti, il suo attivismo sul cambiamento climatico, e la revisione della liturgia in latino.

Il nuovo clero americano: giovane, conservatore, militante
Secondo uno studio del Catholic Project, oltre l’80% dei sacerdoti americani ordinati negli ultimi anni si riconosce in una visione conservatrice della fede. Università come la Franciscan University of Steubenville o Ave Maria University stanno forgiando una nuova classe dirigente ecclesiastica che guarda con sospetto alle riforme di Francesco e sogna un ritorno alla dottrina preconciliare.
Il pontefice, pur consapevole della crescente opposizione interna, ha reagito con decisione: ha rimosso il vescovo texano Joseph Strickland, voce nota del dissenso, e tolto privilegi al cardinale Raymond Burke, tra i principali critici del sinodo e firmatario dei famosi “dubia”. In più, ha denunciato con forza le politiche migratorie di Trump, definendole “una ferita alla dignità umana”.

Conclave decisivo: sarà continuità o rivoluzione?
Ora la palla passa al conclave, dove i giochi sono tutt’altro che chiusi. Sei dei dieci cardinali americani elettori sono stati nominati da Francesco e ne condividono l’approccio pastorale. Eppure, i cattolici Maga sperano ancora in un colpo di scena. “Il prossimo papa potrebbe essere un Francesco II“, ammette John Yep, portavoce di Catholics for Catholics. Ma per molti, è giunta l’ora di un pontefice che “sradichi il modernismo” e riporti la Chiesa “alla vera ortodossia”.