
“Non si tratta di una ‘disciplina’ per soli papi e vip. La tanatoprassi è un trattamento post-mortem che ha un importante valore igienico-sanitario, oltre che emotivo e simbolico”, spiega Andrea Fantozzi, massimo esperto italiano del settore, in un’intervista rilasciata all’Adnkronos. Il suo nome è riemerso con forza in queste settimane, dopo l’esposizione della salma di Papa Francesco per l’omaggio dei fedeli. Ma la tanatoprassi, sottolinea Fantozzi, non è riservata solo a figure di rilievo: “Serve a garantire un ultimo saluto sereno, un ricordo non traumatico per i familiari”.
La disciplina, ancora poco conosciuta in Italia ma molto diffusa in altri Paesi, prevede la conservazione temporanea della salma, spesso per permettere funerali a distanza di giorni dal decesso o per il trasporto nazionale e internazionale. Fantozzi la definisce una “missione”, più che un lavoro. Negli anni ha studiato, sperimentato e perfezionato tecniche meno invasive, mettendo a punto prodotti innovativi per rendere questo trattamento più rispettoso del corpo umano e della salute degli operatori.

“Per anni abbiamo lavorato con la formalina, un prodotto molto aggressivo – racconta – che provoca lacrimazione, irritazioni, è tossico e anche cancerogeno”. Da qui la spinta a cercare alternative più sicure ed efficaci: oggi i suoi interventi si basano su fissatori brevettati, capaci di operare persino in situazioni di decomposizione avanzata, come accade per i corpi rinvenuti molti giorni dopo il decesso. “Possiamo ridare forma, decoro e dignità anche a situazioni che sembrano disperate”, afferma con orgoglio.
Tra le personalità illustri passate dalle sue mani, Fantozzi cita Giovanni Paolo II, Luciano Pavarotti, Enzo Jannacci, Chiara Lubich, e persino i cardinali Schuster e Ferrari, figure storiche della Chiesa milanese. C’è anche il nome di Giuseppe Cremonini, noto imprenditore emiliano del settore alimentare. “Ogni corpo è diverso, ogni intervento richiede rispetto e delicatezza”.