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Incontro tra Zelensky e Trump, chi c’è dietro lo storico colloquio

Pubblicato: 28/04/2025 09:49

Dietro il faccia a faccia che potrebbe cambiare il corso del conflitto in Ucraina c’è una figura insospettabile. Non un capo di Stato, né un diplomatico navigato. Ma qualcuno che conosce benissimo i riti del potere e sa come muoversi quando tutto sembra bloccarsi. È stato lui a cogliere il momento e a rendere possibile l’incontro. Con la prontezza di un veterano, ha agito mentre, nella Basilica di San Pietro, i leader mondiali si muovevano tra il raccoglimento e le confidenze sussurrate.

È uscito sul sagrato, ha recuperato tre sedie di legno damascate destinate alle autorità straniere e le ha sistemate per creare un angolo di dialogo. Quel “regista” silenzioso era monsignor Leonardo Sapienza, 72 anni, pugliese di Cassano delle Murge. Un nome poco noto al grande pubblico, ma una colonna portante della Prefettura della Casa Pontificia. Da decenni cura il protocollo delle udienze papali e dei viaggi apostolici. È lui che ha guidato Joe Biden durante la sua visita a San Pietro, ed è ancora lui che ha vegliato sulla cerimonia funebre di papa Francesco, assicurando che ogni gesto rispettasse le volontà del Pontefice.

Anche stavolta monsignor Leonardo Sapienza ha avuto l’intuizione giusta. Quando ha visto Donald Trump, Volodymyr Zelensky, Emmanuel Macron e Keir Starmer scambiarsi qualche parola, ha colto l’attimo. E ha capito che, per far nascere un vero colloquio, serviva togliere di mezzo ogni barriera.

Resta ancora non svelato il mistero delle sedie lo conferma. Inizialmente erano tre, poi gli interlocutori sono rimasti in quattro, e infine si vede Trump e Zelensky parlare da soli, seduti l’uno di fronte all’altro. La terza sedia? Sparita. Probabilmente portata via dallo stesso Sapienza per favorire un confronto più diretto, senza terze ruote ingombranti. Il colloquio, come quello recente alla Casa Bianca tra Trump e il suo vice J.D. Vance, si è svolto senza interprete.

Una scelta che dice molto della volontà di “parlarsi davvero”, senza filtri né formalità. Una scena che, senza i gesti silenziosi di monsignor Sapienza, forse non sarebbe mai avvenuta. E che potrebbe segnare il punto di svolta che in molti, fino a poche ore fa, sembravano considerare impossibile. Ancora una volta, la diplomazia dei grandi si è piegata al genio silenzioso di chi conosce l’arte più difficile: quella di creare occasioni. Un gesto semplice (tre sedie spostate con discrezione) è bastato per costruire uno spazio di dialogo che potrebbe cambiare il futuro. E forse, nella grande scena della politica mondiale, il vero potere non è urlare più forte. È sapere esattamente quando (e come) togliere una sedia di troppo.

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