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Strage Monreale, Calvaruso ammette: “Ho combinato un macello”. Caccia ai complici della sparatoria

Pubblicato: 29/04/2025 08:01

Più di 20 colpi esplosi ad altezza uomo contro una folla di oltre cento persone: è questo l’elemento più inquietante che emerge dal provvedimento di fermo nei confronti di Salvatore Calvaruso, 19 anni, originario dello Zen di Palermo, accusato di strage e detenzione illegale di arma da fuoco in concorso.

Il giovane ha ammesso di aver sparato nella notte tra sabato e domenica a Monreale, durante i festeggiamenti religiosi del Santissimo Crocifisso, in via D’Acquisto, una strada affollata di fedeli e turisti. Ma, secondo gli investigatori, non ha agito da solo: sarebbero stati in cinque, e almeno un altro dei presenti ha fatto fuoco.

Una notte di terrore

L’origine della carneficina? Futili motivi. Un rimprovero a dei ragazzi che scorrazzavano con gli scooter è bastato per scatenare la furia omicida. Prima una rissa, con colpi di casco immortalati dalle telecamere di sorveglianza. Poi, la tragedia: Calvaruso avrebbe estratto la pistola e scaricato l’intero caricatore.

«È stato solo un caso che le persone colpite siano state cinque, di cui tre mortalmente, e non molte di più», scrive il pm Felice De Benedittis. I colpi hanno perforato fioriere, auto parcheggiate e attraversato la folla: tra i proiettili esplosi, almeno 20 bossoli sono stati recuperati dai carabinieri.

Le vittime e i sopravvissuti

Tre i giovani uccisi: Salvatore Turdo, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli. Altri due, Nicolò Cangemi e Gabriele Badagliacca, sono rimasti feriti ma sono sopravvissuti alla strage.

Calvaruso, subito dopo i fatti, ha abbandonato il cellulare e si è rifugiato da un amico, al quale avrebbe detto: «Ho combinato un macello. Ho ucciso due persone». A raccontarlo è Alessio Lucchese, sentito come testimone. Intercettazioni ambientali registrano anche il fratello Giovanni mentre gli rimprovera: «Chi te l’ha fatto fare a intestarti il motore?». E aggiunge: «Salvo conviene che parla».

L’ammissione e il silenzio

Calvaruso ha ammesso in fase di interrogatorio di essere “uno dei soggetti che hanno sparato”, ma si è poi avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip. Il quadro probatorio, però, si è fatto rapidamente solido: video, intercettazioni e testimonianze incastrano il 19enne.

Accanto a lui, secondo gli investigatori del Nucleo investigativo dei carabinieri di Palermo, c’erano almeno quattro complici. Sono in corso perquisizioni nei quartieri dello Zen e di Borgo Nuovo alla ricerca dei coautori della strage.

Una difesa che vacilla

Intanto, Giovanni Castronovo, il legale inizialmente scelto da Calvaruso, ha rinunciato alla difesa: «Una scelta dolorosa ma necessaria per motivi professionali e di rispetto verso l’imputato». Una decisione che riflette il peso giudiziario e umano di una vicenda che ha sconvolto l’intera Sicilia.

L’inchiesta, coordinata dalla procura di Palermo guidata da Maurizio De Lucia, continua con l’obiettivo di ricostruire ogni dettaglio di una notte che, per futili motivi, si è trasformata in una delle più gravi stragi urbane degli ultimi anni.

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