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È ora di rivedere il fuorigioco: l’intero corpo oltre la linea, non un’unghia

Pubblicato: 01/05/2025 20:08

Al 75′ della semifinale d’andata di Champions League tra Barcellona e Inter (ieri, 30 aprile 2025), Henrikh Mkhitaryan ha segnato quello che sarebbe stato il 4-3 nerazzurro. L’arbitro fischia subito su segnalazione del guardalinee, dalle immagini tv cresce la speranza per i tifosi nerazzurri di un errore arbitrale, ma la tecnologia spezza il sogno: la SAOT traccia una linea che mostra la punta dello scarpino del giocatore interista oltre l’ultimo difensore. Gol annullato per “un’unghia”. A fine partita, Mkhitaryan commenta sconsolato che quella decisione la ricorderà “per tutta la vita”.

Il problema della regola del fuorigioco

L’episodio, solo l’ultimo di una lunga serie, riapre un dibattito sempre più urgente: la regola del fuorigioco, così com’è oggi, punisce frazioni invisibili a occhio nudo e finisce per stravolgere l’esito delle partite senza che l’attaccante tragga un reale vantaggio.

Con l’introduzione del fuorigioco semi-automatico, la precisione geometrica ha eliminato l’interpretazione, ma ha creato un paradosso visivo. Il pubblico percepisce un’azione pulita, fluida, regolare. Poi il fermo immagine mostra un piede sporgente di pochi millimetri, e il gol viene annullato. È una decisione tecnicamente corretta, ma umanamente incomprensibile.

La proposta: fuorigioco solo se l’intero corpo è oltre la linea

In questi casi il vantaggio per l’attaccante è inesistente. Se solo un frammento del corpo è oltre la linea, non c’è né guadagno in metri né in tempo reale. La regola, nata per prevenire i “furti di campo”, oggi colpisce chi non ha rubato proprio nulla.

La proposta per superare questo problema? Che sia fuorigioco solo se l’intero corpo è oltre la linea. Una modifica in questo senso è già stata presa in considerazione dall’IFAB, sulla scia della famosa “daylight rule” proposta dal mitico allenatore dell’Arsenal Arsène Wenger. L’idea è semplice: un attaccante è in fuorigioco solo quando tutto il suo corpo con cui può giocare il pallone si trova oltre l’ultimo difensore.

Vantaggi e chiarezza per tutti

Questo approccio rende la regola più chiara e intuitiva. Finché una parte del corpo è ancora in linea, l’azione è regolare. Si evitano così le decisioni basate su pochi millimetri, perché serve un distacco evidente. Il VAR non dovrà più zoomare su un singolo frame per trovare una punta di piede oltre la linea.

Aumenterebbero le reti senza squilibrare l’aspetto tattico. I difensori continuerebbero a lavorare sulla linea, ma con un margine di sicurezza maggiore. E gli attaccanti verrebbero premiati solo quando superano davvero il tempo di uscita della difesa.

Anche la gestione arbitrale ne trarrebbe beneficio: meno interventi al monitor, meno polemiche, meno lentezza. Il confine tra regolare e irregolare tornerebbe visibile anche a occhio nudo.

La tecnologia al servizio di una regola più equa

Alcuni temono che i difensori dovrebbero arretrare di più. In realtà, no: la linea scatta solo quando l’attaccante è oltre con tutto il corpo, e questo margine è di pochi centimetri. Altri si chiedono se servano nuove tecnologie. Nemmeno questo è necessario: il SAOT già traccia 29 punti del corpo, basterebbe aggiornare l’algoritmo che definisce il fuorigioco.

Quanto al rischio di soggettività, sarebbe minore rispetto a oggi. L’arbitro non dovrebbe valutare un millimetro, ma solo se una parte del corpo è ancora in linea. Un’immagine più chiara, più netta, più comprensibile.

Una riforma necessaria

Insomma, il gol annullato a Mkhitaryan non è stato un errore tecnico, ma il risultato di una regola ormai scollegata dal senso comune e dalla logica del vantaggio. Riformare il fuorigioco richiede coraggio istituzionale, ma significa restituire trasparenza, coerenza e spettacolarità al gioco. Se davvero il calcio è “per i tifosi”, allora una linea tracciata dalla tecnologia dovrebbe semplicemente confermare ciò che si vede a occhio nudo: un giocatore è in fuorigioco solo quando ha davvero superato il difensore. Con tutto il corpo. Non con un’unghia.

PS: L’autore dell’articolo è milanista, non interista.

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Ultimo Aggiornamento: 01/05/2025 20:14

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