
Alla vigilia dell’attesissimo Conclave che porterà all’elezione del successore di Papa Francesco, l’atmosfera in Vaticano si fa tesa. Tra riunioni preparatorie e incontri riservati, ha destato non poco imbarazzo l’arrivo a Roma di un porporato la cui presenza era tutt’altro che scontata — e, per molti, del tutto inopportuna.
Si tratta del cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, già arcivescovo di Lima, figura controversa e da anni ai margini della vita pubblica ecclesiastica. Nel 2019 fu sanzionato da Papa Francesco in seguito a gravi accuse di pedofilia, che lo hanno escluso da incarichi e visibilità. Tra le misure imposte figuravano il divieto di rilasciare dichiarazioni pubbliche, l’obbligo di abbandonare le vesti cardinalizie e, soprattutto, l’impossibilità di partecipare a un futuro Conclave qualora ne avesse ancora avuto il diritto.

Eppure, Cipriani è a Roma, nei giorni più delicati per la Chiesa universale. Il suo arrivo ha sollevato interrogativi e preoccupazioni tra i cardinali elettori. La sua presenza fisica nei pressi del Vaticano appare una sfida alle disposizioni pontificie, anche se, formalmente, il cardinale non entrerà nella Cappella Sistina: ha infatti compiuto 81 anni, superando così il limite d’età per votare il prossimo Papa.
A confermare la situazione è stato il cardinale Gregorio Rosa Chavez, che ha commentato con diplomazia ma senza nascondere il disagio. “È un problema che i cardinali conoscono bene – ha detto entrando alle Congregazioni – ma non è elettore. Quindi resterà fuori”. Le sue parole sono state un modo per chiudere il caso, ma anche per far capire che la presenza di Cipriani non è gradita né ignorata.

Rosa Chavez ha poi ampliato il discorso, toccando il tema della trasparenza e della necessità, spesso mancata, di ascoltare la voce di Dio nella vita della Chiesa. “Poi è arrivato Papa Francesco”, ha sottolineato, indicando come il pontificato uscente abbia rappresentato una svolta netta in termini di giustizia interna e lotta agli abusi.
Sul Conclave in arrivo, Chavez si dice fiducioso: “Credo che ci sia una visione condivisa nei cardinali. Siamo vicini a un accordo sul nome”. Anche se non potrà votare, il cardinale salvadoregno esprime ottimismo: “Entreremo nella Sistina con le idee chiare”. Ma intanto, fuori da quelle mura, la Chiesa continua a fare i conti con le ombre del passato.