
In un momento di crescente pressione sul fronte ucraino, l’amministrazione Trump ha compiuto un passo decisivo: via libera alla vendita diretta di armi all’Ucraina per un valore di 50 milioni di dollari. La notifica ufficiale è arrivata al Congresso e rappresenta il primo segnale concreto di sostegno militare da parte degli Stati Uniti da quando Trump è tornato alla Casa Bianca. Una svolta improvvisa, arrivata poche settimane dopo lo stop totale agli aiuti, che aveva sollevato dubbi tra gli alleati e creato apprensione a Kiev.
L’annuncio, riportato dal Kyiv Post e confermato da fonti diplomatiche, arriva mentre le forze ucraine sono sotto assedio in più aree del Paese. Nella notte, un massiccio raid di droni ucraini ha colpito la Crimea, con oltre 100 velivoli abbattuti secondo il ministero della Difesa russo. Altri attacchi hanno interessato il Mar Nero e diverse regioni interne della Russia. Segnali di un conflitto ancora acceso, in cui ogni mossa può alterare gli equilibri strategici.

Mosca, intanto, punta a rafforzare il controllo sulle regioni occupate: secondo il Cremlino, è in corso la creazione di una “fascia di sicurezza” lungo il confine della regione di Sumy, dopo la cacciata delle truppe ucraine dalla russa Kursk. Nelle ultime settimane, le forze russe avrebbero sequestrato almeno quattro nuovi insediamenti tra Donetsk e Kharkiv. Tuttavia, secondo la CNN, nuove analisi di intelligence occidentale suggeriscono che Putin starebbe ora concentrando i suoi sforzi non su nuove conquiste, ma sul consolidamento del territorio già occupato e sulla stabilizzazione dell’economia russa.
Nel frattempo, a Kiev si guarda anche al futuro economico e strategico: l’8 maggio, il Parlamento ucraino ratificherà un importante accordo con gli Stati Uniti sulle terre rare, risorse chiave per l’industria tecnologica e militare. Una mossa che punta a rafforzare la cooperazione bilaterale e garantire a Kyiv un ruolo centrale nelle catene di approvvigionamento globali.

Le tensioni non si limitano al fronte ucraino. In Russia, il Servizio di Sicurezza Federale ha arrestato una donna di 29 anni, accusata di pianificare un attentato nel Daghestan in occasione del Giorno della Vittoria. Secondo le autorità, la sospetta avrebbe preparato un ordigno da far esplodere vicino al quartier generale della polizia di Khasavyurt, con il supporto di una rete terroristica attiva su Telegram. Un nuovo segnale della crescente fragilità della sicurezza interna russa.
Con l’intensificarsi dei combattimenti, l’annuncio di Trump appare come un chiaro messaggio politico e militare. La guerra in Ucraina è tutt’altro che congelata, e il ritorno del sostegno americano, seppur parziale, potrebbe rappresentare un primo passo verso una nuova fase del conflitto.