
Una tragedia che scuote profondamente una famiglia già segnata da un passato difficile. La violenza, ancora una volta, ha travolto la comunità bergamasca con l’omicidio di Riccardo Claris, un giovane di 26 anni, ucciso nella notte tra sabato 3 e domenica 4 maggio. Il colpevole, Jacopo De Simone, 19 anni, ha agito con un’unica coltellata alla schiena, in un contesto di tensione tra tifoserie calcistiche che ha dato vita a un’escalation di violenza fuori dal bar Riff di Borgo Santa Caterina. Questo omicidio si inserisce in una serie di eventi tragici che coinvolgono la famiglia De Simone, già colpita dall’arresto di un altro dei suoi membri, Carmine Francesco De Simone, per l’omicidio di Luciano Muttoni a Valbrembo.
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L’omicidio di Claris, quindi, non è un caso isolato, ma l’ennesimo capitolo di una storia di sofferenza che ha avuto inizio molto prima. Quello che appare come un incidente isolato si collega a dinamiche familiari e sociali complesse, dove la criminalità e la violenza sembrano essere diventate la triste costante della vita di alcuni membri della famiglia De Simone. I legami tra i due fratelli, Jacopo e Carmine, e il loro travagliato passato sono stati una premessa per una serie di tragedie che continuano a segnare la loro esistenza e a scosso l’intera comunità.

Una famiglia segnata da tragedie
Jacopo e Carmine, pur non essendo fratelli di sangue, sono cresciuti insieme e hanno sempre vissuto come tali. Carmine fu adottato dalla famiglia De Simone insieme al fratello biologico quando erano ancora bambini. La relazione tra i due è stata quella di una famiglia, con legami profondi, anche se la vita di Carmine ha preso una piega difficile. Crescendo, infatti, si è rivelato un giovane problematico, segnato dalla delinquenza e dalla dipendenza da sostanze stupefacenti.
Per questo motivo, i genitori adottivi, che sono entrambi cancellieri molto conosciuti e apprezzati nel tribunale di Bergamo, decisero di allontanarlo, temendo che la sua influenza potesse essere dannosa per gli altri figli, tra cui Jacopo, che, insieme ai suoi gemelli, aveva vissuto fino a quel momento con un senso di unità familiare.
Carmine, nonostante l’allontanamento, ha continuato a vivere una vita segnata dalla criminalità, culminata nell’omicidio di Luciano Muttoni il 10 marzo, durante una rapina che lo ha visto coinvolto insieme al complice Mario Vetere.

L’omicidio in via dei Ghirardelli
Solo poche settimane dopo, la tensione esplode nuovamente nella famiglia. La sera del 3 maggio, Jacopo e il fratello gemello si trovavano al bar Riff di Borgo Santa Caterina, noto luogo di ritrovo di tifosi atalantini. I giovani, interisti, avevano intonato cori della loro squadra, provocando una discussione che presto è degenerata in scontri fuori dal locale.
Temendo che il fratello gemello fosse in pericolo, Jacopo sarebbe corso a casa per armarsi di un coltello. Poco dopo, avrebbe affrontato Claris, infliggendo il colpo mortale. La vittima, 26 anni, non ha avuto scampo.
Impatto sulla comunità
Le due tragedie hanno lasciato un segno profondo non solo sulla famiglia De Simone ma sull’intera comunità di Bergamo. La storia di Carmine e Jacopo evidenzia le difficoltà di integrazione e i pericoli di una vita segnata dalla violenza.
Le indagini sull’omicidio di Riccardo Claris sono ancora in corso, ma per la famiglia De Simone è l’ennesimo dramma di una spirale che sembra non avere fine.