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Trump: “Troppo odio tra Mosca e Kiev, forse la pace non è possibile”

Pubblicato: 04/05/2025 16:48

Donald Trump ha dichiarato che una pace tra Russia e Ucraina potrebbe non essere raggiungibile, segnalando un deciso cambio di tono rispetto alle sue promesse precedenti. “Forse non è possibile”, ha ammesso in un’intervista alla NBC, spiegando che “c’è un odio tremendo tra questi due uomini”, riferendosi a Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, “e tra i loro generali. Stanno combattendo duramente da tre anni”.
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Le parole del presidente americano riflettono un conflitto che ha superato i confini della politica per diventare questione esistenziale per entrambe le nazioni. L’Ucraina difende la propria sopravvivenza come Stato indipendente, mentre la Russia considera la guerra un tassello della propria revanche imperiale.

Un fronte logorato ma senza tregua

Sul terreno, la guerra è entrata in una fase di logoramento, con un fronte sostanzialmente statico ma punteggiato da raid quotidiani, droni, bombardamenti e rappresaglie. Negli ultimi giorni, la Russia ha colpito Kiev con attacchi che hanno ferito civili, tra cui due bambini, mentre l’Ucraina ha risposto colpendo installazioni militari nel cuore del territorio russo.

Tra i successi rivendicati da Kiev, la distruzione di un jet russo grazie a un drone marino armato di missili. Anche questo mostra come il conflitto si stia evolvendo in termini tecnologici, aprendo scenari inediti di guerra ibrida e asimmetrica.

L’America si ritira dal ruolo di mediatore

Intanto gli Stati Uniti sembrano voler abbandonare ogni ruolo di mediazione, concentrandosi piuttosto sul sostegno logistico e strategico. Washington ha da poco siglato un nuovo accordo con Kiev sull’estrazione e la fornitura di minerali critici, strategici anche per l’industria bellica.

Nessuna vera trattativa è oggi sul tavolo, anche perché — secondo Trump — Mosca non sarebbe disponibile a discutere un cessate il fuoco reale. La diplomazia è paralizzata, e ogni proposta rischia di essere percepita come una resa mascherata.

Le fratture dell’Occidente

A confermare il nervosismo occidentale sono arrivate le critiche della Germania a un piano americano che avrebbe previsto ampie concessioni territoriali alla Russia. Il ministro della Difesa tedesco ha parlato apertamente di “capitolazione”, segnalando una divergenza crescente tra gli alleati sull’approccio da tenere nei confronti del Cremlino.

L’unità occidentale, per quanto formalmente salda, si incrina sotto il peso della stanchezza strategica e delle tensioni interne: tra chi vuole continuare a sostenere militarmente l’Ucraina e chi cerca una via d’uscita, anche a costo di cedere terreno.

Il realismo brutale di Trump

Il cambio di tono del presidente Usa è il segno che anche a Washington si comincia a prendere atto della realtà. La pace non è soltanto questione di volontà politica o di negoziato: è questione di linguaggi spezzati, fiducia distrutta, visioni del mondo inconciliabili.

In questo scenario, non va dimenticato che Putin ha più volte vagheggiato, anche di recente, l’uso tattico dell’arma nucleare, come extrema ratio se la Russia dovesse sentirsi minacciata nella propria integrità strategica.

Un futuro ancora segnato dalla guerra

Quando Trump parla di “odio tremendo”, non si limita alla sfera personale dei due leader. Nomina una frattura storica e culturale che oggi separa definitivamente Kiev da Mosca, e che rende ogni dialogo un’illusione diplomatica.

Nel frattempo, la Russia ha annunciato un cessate il fuoco unilaterale di 72 ore per commemorare il Giorno della Vittoria. L’Ucraina ha risposto chiedendo una tregua di 30 giorni, ma la sostanza non cambia: nessuno si fida, nessuno si ferma davvero.

La guerra è diventata parte dell’equilibrio del presente. E la dichiarazione di Trump, più che un’apertura alla pace, suona come la presa d’atto che la pace — se verrà — non sarà frutto di buona volontà, ma del logoramento reciproco e della paura di perdere tutto.

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Ultimo Aggiornamento: 05/05/2025 08:46

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