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Chi è il cardinale che pronuncerà l’«Habemus Papam»: è ufficiale

Pubblicato: 05/05/2025 18:35

C’è un momento, nel lungo e misterioso rituale del Conclave, che segna il passaggio dalla sospensione all’annuncio, dalla Chiesa in attesa alla Chiesa che riparte: è il celebre “Habemus Papam”, proclamato dalla Loggia di San Pietro davanti a una folla commossa e a milioni di persone collegate da ogni angolo del pianeta. Ormai è ufficiale, il nome è stato reso noto.

A pronunciare stavolta l’“Habemus Papam” sarà il cardinale protodiacono Dominique François Joseph Mamberti. Classe 1952, questi ha 73 anni e una biografia curiosa e affascinante. È nato a Marrakesh, in Marocco, non per ragioni familiari legate alla missione o alla fede, ma perché suo padre, di origine corsa, era lì per lavoro come funzionario della difesa francese. Ben presto la famiglia rientra in Francia: prima a Vico, un piccolo paese nel cuore della Corsica, poi si stabilisce nel nord-est del Paese, a Belfort.

Il percorso ecclesiastico di Mamberti si costruisce con pazienza e rigore. Viene ordinato sacerdote nel 1981, dopo aver studiato Diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana. Ma non si ferma lì: frequenta anche la prestigiosa Pontificia Accademia Ecclesiastica, l’“università” dove si formano i diplomatici della Santa Sede. È proprio in questo ambito che si sviluppa gran parte del suo ministero. Dal 1986, inizia infatti a lavorare nel servizio diplomatico del Vaticano. Viene inviato in varie nazioni: Libia, Algeria, Tunisia, poi in Cile. Tra il 1993 e il 1997, presta servizio come consigliere presso la missione permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, a New York. Lì si confronta con i grandi temi geopolitici e umanitari del mondo contemporaneo.

La svolta arriva nel 2002, quando Giovanni Paolo II lo nomina arcivescovo titolare di Sagona (in Corsica) e nunzio apostolico in Sudan, oltre che delegato in Somalia. Con Benedetto XVI, la sua carriera prende una piega ancora più rilevante: diventa segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, il ruolo vaticano equivalente a quello di un ministro degli Esteri. È anche membro della commissione per le Chiese dell’Europa Orientale. Infine, nel 2015, Papa Francesco lo nomina cardinale. Una nomina che, come ha scritto il Corriere della Sera, «riconosce l’esperienza di un uomo abituato a muoversi nei corridoi della diplomazia, ma sempre con il passo fermo del servitore della Chiesa».

Mamberti oggi detiene il titolo di cardinale protodiacono, ovvero è il primo in ordine di anzianità tra i cardinali dell’Ordine diaconale. Questo titolo, che può sembrare tecnico o cerimoniale, ha invece un ruolo fondamentale nei momenti di transizione del papato. È infatti il protodiacono colui che annuncia l’elezione del nuovo pontefice al mondo intero. Mamberti ha assunto questo ruolo nel luglio scorso, a seguito della “optatio”, una procedura che consente ai cardinali diaconi di passare all’Ordine presbiterale dopo dieci anni. Tre cardinali – l’americano James Michael Harvey, l’italiano Lorenzo Baldisseri e il tedesco Gerhard Ludwig Müller – hanno fatto questa richiesta, lasciando a Mamberti il primato tra i diaconi.

Come ha ricordato ancora il Corriere, i cardinali si dividono in tre Ordini: vescovi, presbiteri e diaconi. I cardinali vescovi ricevono una delle diocesi suburbicarie intorno a Roma, mentre agli altri due Ordini vengono assegnati titoli o diaconie romane. Ma tutti, almeno in teoria, possono diventare Papa.

Ieri, nella Basilica di San Pietro, Mamberti ha presieduto l’ultima Messa dei Novendiali, i nove giorni di lutto che seguono la morte di un Papa. Durante l’omelia ha ricordato con commozione l’ultima Pasqua vissuta accanto al pontefice scomparso: «Ero con lui, quel giorno, alla loggia delle benedizioni. Ho visto la sua sofferenza, ma anche la sua determinazione a servire il Popolo di Dio fino alla fine». Parole che oggi risuonano con un significato ancora più profondo. Perché sarà proprio lui, il cardinale cresciuto tra l’Africa e la Corsica, abituato ai dossier internazionali e ai negoziati delicati, a salire sulla loggia di San Pietro per annunciare che habemus Papam.

Un uomo riservato, fedele alla Chiesa e con lo sguardo lungo della diplomazia. Un volto che forse il grande pubblico conosce poco, ma che sarà protagonista di uno dei momenti più solenni e attesi della storia della Chiesa.

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Ultimo Aggiornamento: 05/05/2025 18:59

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